Raccolta fondi, il primo trimestre salva il 2018

L’aumento della volatilità dei mercati e le diverse fasi di turbolenza che ne sono scaturite nel corso del 2018 hanno rappresentato una sfida complessa per gli investitori, soprattutto durante l’ultimo trimestre dell’anno. Tra ottobre e dicembre, infatti, l’industria europea del risparmio gestito ha registrato 94,4 miliardi di rimborsi netti (fondi monetari esclusi). In questo senso hanno pesato come un macigno i 46 miliardi di euro di deflussi netti avvenuti nel solo mese di dicembre e che hanno colpito praticamente tutte le categorie a lungo termine.

Per quanto riguarda l’intero 2018, tuttavia, la raccolta dei fondi aperti a lungo termine è in territorio positivo, grazie soprattutto a un eccezionale mese di gennaio. L’anno passato, l’industria europea dei fondi, compresi gli Exchange traded fund ed esclusi i prodotti monetari, ha registrato afflussi netti pari a 152 miliardi di euro, risultato ben distante dal record del 2017 (774 miliardi).

Nonostante i significativi riscatti pari a 16,1 miliardi di euro nel quarto trimestre, i fondi azionari hanno registrato una raccolta netta di 76 miliardi sull’intero anno, seguiti dai prodotti bilanciati, che hanno avuto entrate nette per 69,3 miliardi. Le brutte condizioni di mercato, invece, hanno inciso sui fondi a reddito fisso, i convertibili e gli alternativi, per i quali il bilancio 2018 è negativo a causa dei forti riscatti del quarto trimestre. Queste tre categorie hanno registrato il segno meno per la prima volta dalla crisi finanziaria nel 2008.

Attivi Vs. Passivi
Il tasso di crescita dei fondi indicizzati in Europa supera quello dei fondi gestiti attivamente da diversi anni e questa tendenza ha continuato a manifestarsi nel 2018. La maggiore divergenza si è notata nell’universo obbligazionario. Nel corso dell’anno, i fondi a reddito fisso gestiti attivamente hanno subito deflussi per 32,5 miliardi di euro, mentre gli obbligazionari gestiti passivamente hanno registrato un afflusso di 30,4 miliardi. I fondi indicizzati aperti non quotati, che costituiscono il 55% del patrimonio gestito in veicoli obbligazionari passivi, hanno registrato flussi in entrata di 16,3 miliardi, mentre gli Etf a reddito fisso hanno raccolto 14,1 miliardi.

Anche se gli azionari indicizzati hanno subito deflussi a dicembre – il terzo mese negativo da aprile 2016 – la domanda annuale si è dimostrata solida per i replicanti equity, nonostante le turbolenze del mercato. Il tasso di crescita organica, che misura la percentuale di flussi in base al patrimonio iniziale, per i fondi passivi azionari si è attestata al 5,6% nel 2018. Anche gli azionari gestiti attivamente hanno registrato una raccolta positiva (24,4 miliardi), ma sono cresciuti organicamente a un tasso dello 0,9%.

L’inesorabile espansione dei fondi indicizzati in Europa dal 2008 in poi è chiaramente illustrata dai loro tassi di crescita organici, una misura che si concentra sui flussi escludendo gli effetti del mercato.

Le categorie che hanno raccolto di più (e di meno)
A livello di singole categorie, i fondi azionari globali large cap blend sono stati i più venduti in Europa l’anno scorso, con circa 33 miliardi di raccolta netta, seguiti a ruota dai fondi azionari Usa large cap blend (27 miliardi). Tali flussi hanno probabilmente rispecchiato l’ottimismo degli investitori riguardo alle prospettive di crescita economica americana, specialmente durante i primi tre trimestri.

Tuttavia, il vento è cambiato nell’ultima parte dell’anno, in particolare a dicembre, quando i fondi azionari statunitensi a grande capitalizzazione hanno subito deflussi per 2,8 miliardi. Tra ottobre e dicembre, infatti, lo S&P 500 e il Dow hanno perso il 14% e il 12% rispettivamente, le loro peggiori performance dal 2011. Il Nasdaq è crollato del 17,5% nello stesso periodo, il suo maggiore calo trimestrale dal 2008. La possibile escalation della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti ha poi iniettato ulteriore pessimismo, senza dimenticare le preoccupazioni relative a un rallentamento economico e alle prossime decisioni della Federal Reserve in tema di politica monetaria.

Per quanto riguarda le azioni statunitensi, gli investitori hanno fortemente favorito i fondi passivi. I primi 10 prodotti più venduti della categoria nel 2018 sono tutti di questo tipo. L’iShares Core S&P 500 ETF è in cima alla lista con 4,6 miliardi di euro di raccolta netta.

Lato riscatti, gli investitori hanno abbandonato in particolare i fondi obbligazionari corporate in euro. La categoria ha infatti segnato 12 mesi di flussi negativi negli ultimi 13. Il debito aziendale ha sofferto nel 2018 a causa di alcuni enormi punti interrogativi riguardo gli utili aziendali per gran parte dell’anno; tra questi, la crescita economica che stenta nell’area euro, la Banca centrale europea che sta ridimensionando il suo programma di acquisto di obbligazioni, le incertezze legate alla Brexit e alle politiche di bilancio di alcuni paesi, in primis l’Italia.

Il secondo semestre dell’anno è stato assolutamente da dimenticare per i fondi multistrategy, con 15 miliardi di deflussi netti tra luglio e dicembre. I rimborsi sono stati motivati in larga misura dal gigante SLI Global Absolute Return Strategies Fund, che ha perso oltre 10 miliardi di euro da solo nel periodo. La strategia ha sottoperformato significativamente negli ultimi anni.

Le società di gestione
Guardando alle Sgr, UBS è in cima alla lista in termini di afflussi all’interno dello spettro attivo, grazie soprattutto alle forti vendite dei suoi fondi a reddito fisso Usa (8,7 miliardi di euro). Natixis si è guadagnata il secondo posto, grazie soprattutto alle forti vendite della sua controllata britannica H2O Asset Management, specializzata in comparti alternativi. Il fondo H2O Adagio ha raccolto circa 4,7 miliardi nel 2018.

Tra gli emittenti di prodotti passivi, iShares domina la classifica in termini di raccolta annuale. Il fornitore di ETF di BlackRock ha beneficiato di afflussi significativi verso la sua gamma di replicanti azionari statunitensi e globali a larga capitalizzazione. IShares Core MSCI EM IMI UCITS ETF è stato il secondo Etf più venduto dell’anno con oltre 3 miliardi di euro di nuova raccolta netta.

Tra gli asset manager che offrono fondi attivi aperti a lungo termine, Standard Life Investments è quello che ha sofferto più riscatti. La società scozzese ha chiuso il suo terzo anno consecutivo in territorio negativo (deflussi netti per 4,1 miliardi di euro nel 2016, 6,8 miliardi nel 2017 e 16,3 miliardi nel 2018). (Morningstar considera Aberdeen e Standard Life come due entità separate).

Dopo aver goduto di diversi anni di crescita stellare e di un eccezionale anno 2017, le fortune di PIMCO hanno visto una svolta ostile nel 2018, con 15,3 miliardi usciti dai suoi fondi. Due terzi di tutti i deflussi sono derivati dal PIMCO GIS Income Fund, un fondo orientato verso segmenti di mercato obbligazionari a rendimento più elevato, che sono usciti dal radar degli investitori, sempre più avversi al rischio.

Carmignac ha subito deflussi dai suoi prodotti a obbligazionari e bilanciati con i suoi due fondi di punta, Carmignac Sécurité e Carmignac Patrimoine che hanno perso per strada rispettivamente due e 6,1 miliardi di euro. Entrambi i fondi hanno sottoperformato i loro benchmark nel 2018 (il Patrimoine, in realtà, sottoperforma il proprio indice da diversi anni). La casa di gestione francese ha ufficializzato il ritiro di Édouard Carmignac dalla gestione del Carmignac Patrimoine a gennaio. Il fondo sarà gestito da Rose Ouahba e David Older d’ora in poi.

GAM ha registrato 8,6 miliardi di riscatti netti dai suoi prodotti gestiti attivamente. La casa di gestione con sede a Zurigo ha subito rimborsi netti per 11,7 miliardi di euro nel secondo semestre dell’anno, un trend principalmente dovuto alla sospensione del gestore “star” Tim Haywood a fine luglio, a seguito di un’indagine interna riguardo a una possibile violazione della policy aziendale e della compliance interna. Il patrimonio gestito attivamente da GAM è sceso a 55,81 miliardi a fine dicembre, in calo rispetto a 70,48 miliardi a fine giugno.

L’analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct.