Da qualche giorno il mondo dei CFD vive un particolare fermento. Da quando l’ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha reso pubbliche le nuove regole cui dovranno sottostare i broker in ambito europeo. Non mancano perplessità. Ad esempio, sui limiti alla leva o sul rischio che i clienti scappino verso broker non regolamentati. “Piuttosto, sarebbe meglio fare come negli Usa”, commenta in questa intervista esclusiva, Alex Pusco, fondatore e CEO di ActivTrades, “dove vietano a ogni broker estero di aprire conti con residenti USA”.
Dott. Pusco, in generale come valuta le proposte annunciate dall’ESMA?
Da sempre ActivTrades pone al centro il cliente e la sua sicurezza. Non a caso non abbiamo mai offerto le opzioni binarie, ora vietate dall’ESMA e fin dal 2013 abbiamo inserito la negative balance protecion, divenuta ora obbligatoria. Accogliamo dunque favorevolmente ogni normativa in tal direzione da parte del regolatore.
Riteniamo tuttavia che la precedente proposta dell’FCA, relativa a una riduzione della leva a 1:50, simile a quella praticata negli Stati Uniti, e non a 1:30 come ha invece voluto dall’ESMA, potesse essere più idonea per le esigenze di protezione del cliente ricercate dal regolatore tramite questa normativa.
In che senso?
Dai nostri studi emerge come la grande maggioranza dei clienti abbia una buona consapevolezza delle proprie operazioni. Alcuni di essi stanno pertanto vivendo queste decisioni come un’intrusione o addirittura come una riduzione della propria libertà di investire sui mercati finanziari.
Sta dicendo che una leva inferiore non necessariamente significa maggiore tutela?
Certo, va infatti sottolineato come una leva inferiore a 50 potrebbe, paradossalmente, determinare un risultato opposto a quello sperato dal legislatore. Questo perché molti trader potrebbero decidere di rivolgersi a intermediari non europei per continuare ad operare con una leva notevolmente superiore a quella di 1:30 proposta dall’ESMA. La maggior parte di questi broker, purtroppo, non offre le stesse garanzie dei broker europei. In estrema sintesi, potrebbe esserci il rischio di un esodo da parte degli investitori del Vecchio Continente verso broker di altri Paesi scarsamente regolamentati e spesso anche non in grado di offrire servizi all’altezza delle aspettative dei trader.
Quali i rischi?
Sinora il legislatore ha stretto le maglie con attacchi, li definisco proprio così, contro il nostro settore. Una volta che la regolamentazione sarà attiva vorrei sapere come intende proteggere i broker europei sotto la sua giurisdizione? Come abbiamo visto la protezione dei broker europei risulta centrale per limitare il deflusso di clienti verso aziende non regolamentate, in Europa e altrove, e quindi con scarse garanzie per i clienti.
Cosa pensa del divieto di fare pubblicità online per i broker non europei? Le sembra una misura adeguata?
Riguardo alle norme che toccano le modalità di comunicazione e promozione delle attività di trading, siamo convinti che non sia sufficiente un semplice divieto della pubblicità online per i broker non europei. Queste aziende, infatti, potrebbero tentare di presentare i loro prodotti tramite altri mezzi come le sponsorizzazioni sportive, in primis con la Formula 1 o il calcio. Non mancherebbero poi le manipolazioni dei forum e dei blog, al fine di promuovere ugualmente il loro brand cercando di scavalcare il divieto del legislatore europeo. Oltre ad imporre nuove regole crediamo dunque che sia necessario porsi domande, e trovare altrettante risposte, su come tutelare le aziende del settore al fine di proteggere veramente – adottando linee guida, strumenti e controlli adeguati – i clienti europei. Lo accennavo all’inizio: dovremmo agire come fanno già da tempo le autorità statunitensi, che vietano ogni broker estero di aprire conti con residenti USA.