Che sta succedendo? Da due mesi le borse europee nel complesso fanno meglio dei gloriosi e celebrati listini nordamericani. Dopo tanti anni, gli investitori si erano persuasi ad una sottoperformance strutturale, motivata dalla diversa composizione settoriale, tanta tecnologia negli USA, pochissima in Europa, dove invece abbondano industrie decotte come quella bancaria. E conseguentemente una capacità di generazione di profitti aziendali negli Usa incomparabile con quella del Vecchio Continente.
Ma ora che accade? Succede che da marzo in poi l’Eurostoxx ha cambiato marcia: battendo lo S&P500 sia in valuta locale, sia in valuta comune. Insomma: il cambio non c’entra niente, gliene abbiamo suonate in tutti i modi…
Un anno fa iniziava l’ennesima gamba di sottoperformance dei listini europei, a vantaggio di Wall Street. A marzo, la svolta: il rapporto fra Eurostoxx50 e S&P500 (linea azzurra), o anche fra Eurostoxx e S&P convertito in euro (linea blue sottile); hanno nettamente invertito tendenza.
Ne siamo compiaciuti, ma dobbiamo ammonire circa la fragilità di questa performance: mancano i fondamentali a supporto. Da sempre, la forza relativa delle borse delle due sponde dell’Atlantico, è legato alla diversa performance economica. In particolare, la differenza fra CESI Eur e CESI Usd (CESI è acronimo di Citi Economic Surprise Index; qui riportato in rosso, senza scala) finisce per aderire perfettamente ai descritti rapporti.
Ma mentre i rapporti SX5E/SPX e SX5E/eSPX hanno invertito tendenza, lo spread CESI Eur – CESI Usd è ancora inclinato verso il basso.
In altre parole la migliore performance dei listini continentali è null’altro che una apertura di credito, che può essere ritirata in ogni momento, a discrezione del creditore. Se non interverrà immediatamente una svolta, in termini di confronto fra gli andamenti macro di Europa e Stati Uniti, la sovraperformance della prima sarebbe destinata ad accartocciarsi miseramente.
A cura di Gaetano Evangelista – Ad Age italia
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