Fra la guerra dei dazi doganali accesa dagli Usa e la rinnovata attività di fusioni e acquisizioni, gli investitori in bond a livello globale non hanno tempo di annoiarsi. Soprattutto quelli che puntano sulle emissioni investment grade e su quelle high yield. La questione tariffe e quella M&A non sono collegate fra di loro, ma costringono gli operatori a decidere su quale tipologia di carta spostarsi. “I problemi legati ai dazi Usa e su come saranno implementati sta creando molta incertezza sui mercati e potrebbe spingere gli investitori a considerare un porto sicuro come i bond investment grade a scapito dei più rischiosi high yield”, spiega Dave Sekera, Managing director per i rating sui corporate bond e per la ricerca di Morningstar Credit Ratings. “Il problema, dal punto di vista degli operatori, è che i bond ad alto rendimento continuano a comportarsi meglio di quelli più prudenti. E’ vero che sono più pericolosi per il maggior rischio di default degli emittenti. Ma il loro andamento è legato all’attività economica che, a livello globale, continua a essere robusta”. Lo spread fra gli investment grade nelle settimane scorse è arrivato ai massimi dell’anno (circa 30 punti base). Un livello che non vedeva da febbraio 2017. Nell’high yield, il differenziale è ancora ai minimi toccati prima delle crisi del 2008-2009.
C’è poi la questione delle M&A. Negli Stati Uniti, di recente il Dipartimento di giustizia ha perso una causa nella quale aveva tentato di bloccare la fusione fra AT&T e Time Warner. Questo ha fatto pensare ai mercati che la stessa decisione possa essere presa anche in altri procedimenti simili (e non solo negli Usa). Appena uscita la notizia, Comcast ha iniziato una guerra fatta di offerte e contro-offerte con Disney per acquistare alcuni asset di Fox.
I gestori di portafogli investment grade guardano questi sviluppi con una certa preoccupazione. Spiega Sekera: “Storicamente, in occasione delle fusioni i bond investment grade sono stati più penalizzati degli high yield. Di solito, infatti, le M&A vengono finanziate con l’emissione di nuovo debito che, spesso, fa arrivare gli abbassamenti di rating”. C’è poi un altro effetto da considerare. “Spesso le società che emettono debito high yield sono quelle che vengono acquistate da quelle più grandi che hanno bond investment grade”, dice Sekera. “Il risultato è che la carta dell’acquisito acquista il rating di quella dell’acquirente, perdendo quel grado di rischio che la rende più interessante per gli investitori più audaci”.
Un Argento per l’investment grade…
Nella categoria Morningstar dove sono raccolti i fondi che investono nelle obbligazioni a livello globale (tipicamente investment grade) il giudizio più alto è Silver ed è stato assegnato a un solo strumento: PIMCO GIS Global investment grade Credit T USD Acc (Silver). “Questo fondo, che ha come benchmark l’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Corporate Bond, si concentra su bond emessi a livello globale di livello investment grade”, spiega Mara Dobrescu, fund analyst di Morningstar in un report del 12 ottobre 2017. “Il gestore può anche prendere posizioni limitate su settori che non fanno parte del paniere, come il debito corporate high yield, quello sovrano dei paesi emergenti o le valute. Il manager, Mark Kiesel, fa parte del comitato di investimenti di Pimco e aiuta a formulare i temi top down che vengono espressi nel posizionamento del portafoglio in relazione ai tassi di interesse e al peso dei settori. Gli specialist di Pimco poi fanno una scrematura per cercare le idee bottom up. I gestori e gli analisti comunicano regolarmente. Una volta a settimana studiano a fondo il posizionamento del portafoglio e fanno diversi incontri con le società. Una serie di strumenti analitici permette di identificare le opportunità di investimento. Un uso esteso dei derivate rende il portafoglio complesso, ma Pimco ha sempre gestito questi rischi in maniera adeguata”.
… e due Oro per gli high yield
Nella categoria dedicata ai fondi high yield, due fondi hanno l’Analyst rating Gold. Uno è T. Rowe Price Funds SICAV – Global High Yield Bond Fund A USD. “Il gestore e il suo team cercano bond con valutazioni interessanti emessi da società in via di ristrutturazione”, spiega Niels Faassen in un report del 20 aprile 2018. “Il focus principale dei manager è sulla selezione dei titoli, ma vengono fatte anche considerazioni di tipo top down. Del portafoglio possono far parte, con un peso importante, titoli non high yield e azioni. Il gestore si prende rischi se ritiene che possano dare un buon rendimento, ma è anche in grado di assumere un atteggiamento molto prudente”.
L’altro fondo è Robeco High Yield Bonds DH $. “L’universo di investimento è diviso in tre segmenti”, spiega Faassen in un report del 3 novembre 2017. “Una selezione di tipo qualitativo viene fatta per le large cap e le società non quotate. Per il terzo gruppo (le small cap quotate) è impiegato un modello quantitativo. In questo caso, le società sono ordinate sulla base di fattori finanziari, momentum e valutazioni. La scelta finale dei bond è di responsabilità dei gestori. Il processo permette ai manager di avere ampia libertà di movimento. Il gestore può investire al di fuori del benchmark in bond investment grade (di solito dal 5% al 12%), finanziari (2-6%) e ABS (fino all’1%). La bassa esposizione ai finanziari e la poca fiducia nelle emissioni con i giudizi più bassi (CCC e al di sotto) sono la prova dell’approccio prudente”.