Quando si investe in asset stranieri (nel nostro caso, fuori dalla zona euro) l’elemento valutario può segnare il punto di passaggio fra guadagno e perdita. Normalmente, il rendimento dei titoli esteri è dato dalla performance di mercato corretta con l’andamento della moneta straniera rispetto alla divisa locale. E questo può marcare una differenza importante.
La copertura valutaria serve appunto ad attenuare l’ulteriore volatilità che i tassi di cambio impongono alle attività estere. Ma queste strategie di copertura comportano costi aggiuntivi. Un recente studio di Morningstar dal titolo The Currency Hedging Dilemma affronta queste diverse considerazioni, esaminando i fondamentali della copertura valutaria e delineando un quadro che gli investitori possono utilizzare nella scelta di un fondo a copertura valutaria.
La relazione tra tassi di cambio e rendimenti del mercato locale gioca un ruolo importante nell’andamento delle attività estere. La maggior parte delle volte, i movimenti tra monete e i rendimenti sono correlati positivamente, quindi il rischio valutario di solito aumenta la volatilità. Ad esempio, il tasso di cambio tra dollaro Usa e sterlina britannica ha avuto una correlazione positiva con l’indice Msci UK denominato in sterline nel decennio che va dal 2008 al 2017. Pertanto, la volatilità di questo indice denominata in dollari è stata maggiore rispetto a l’indice denominato in sterline. Lo scenario opposto è meno tipico, ma si è visto in Giappone.
Sostanzialmente, se il denaro straniero si apprezza contro la valuta locale, l’effetto sarà positivo, in quanto gli attivi denominati in altra currency acquisteranno valore solo per la spinta del mercato Forex. Al contrario, se la moneta locale (per noi l’euro) dovesse rafforzarsi, questo avrebbe un effetto negativo sugli asset esteri. I rendimenti attribuibili ai tassi di cambio possono fluttuare nel tempo e aumentare la volatilità, ma tendono ad avere un impatto modesto nel lungo termine. L’impatto, invece, può essere piuttosto drammatico a breve termine. Il grafico sottostante mostra il rendimento mensile attribuibile alle valute nell’indice MSCI ACWI Ex USA. Tra gennaio 2000 e ottobre 2017, l’impatto è oscillato tra +6% e –6%.
I costi
Non si deve fare l’errore di credere che il rendimento coperto dal rischio di cambio coincida perfettamente col rendimento in valuta locale. Innanzitutto, perché di solito i fondi che utilizzano strategie di copertura valutarie sono più cari, nel senso che chiedono commissioni più alte dei loro concorrenti diretti non coperti.
Inoltre, i gestori di fondi (o gli emittenti di Etf) per creare uno strumento hedged, spesso utilizzano contratti derivati, i quali sono soggetti, tra l’altro, all’effetto rolling. I contratti future, infatti, devono periodicamente essere sostituiti alla scadenza; il “rendimento roll” è determinato dalla differenza tra il valore del contratto in essere e quello dei periodi successivi. Questo yield può essere positivo o negativo.
Coprirsi o non coprirsi?
Il principale vantaggio della copertura monetaria è una significativa riduzione del rischio valutario. Ma questo vantaggio ha come rovescio della medaglia delle commissioni più elevate e un ventaglio di scelta più limitato.
Il primo elemento da verificare quando si decide se coprirsi o meno è la relazione attesa tra i rendimenti locali e i tassi di cambio, la quale dovrebbe essere positiva per giustificare qualsiasi attività di copertura valutaria, proprio perché una correlazione positiva causerebbe un aumento della volatilità. In generale, questa relazione è stata positiva in passato e dovrebbe continuare a essere positiva in futuro, ma possono verificarsi eccezioni come ad esempio il mercato azionario giapponese.
Gli investitori dovrebbero anche essere consapevoli del loro orizzonte temporale. I fondi con copertura valutaria hanno maggiori probabilità di fornire un serio vantaggio di riduzione della volatilità su lunghi periodi e dovrebbero essere considerati un’alternativa a un fondo senza copertura a lungo termine. È estremamente improbabile ottenere buoni risultati cercando di esporsi a titoli azionari o obbligazioni per brevi periodi solo al fine di beneficiare dei movimenti valutari a corto termine.