La ricerca della felicità, oltre a essere un famoso film di Gabriele Muccino con Will Smith, è anche un principio di vita talmente importante da essere stato inserito nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. Ora, dare un valore economico a un concetto astratto come la felicità risulta sempre complicato, ma in alcuni ambiti si possono usare dei parametri obiettivi per cercare di delineare il campo. Uno di questi ambiti è la pensione. Riuscire a costruirsi una vita post-lavorativa serena passa anche dall’aspetto finanziario. E le aspettative che si hanno verso quel periodo condizionano inevitabilmente anche la nostra vita lavorativa, per non dire la nostra vita tout court.
Questi temi sono stati affrontati in una recente ricerca a cura di State Street Global Advisor, dal titolo The Global Retirement Reality Report: The Happiness Formula. Lo studio ha confrontato le classifiche basate su parametri oggettivi relative a vari sistemi pensionistici con i risultati qualitativi raccolti tramite un sondaggio condotto su oltre 9.500 intervistati in otto paesi (Germania, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti e Australia).
I conti in ordine non fanno la felicità
Dall’analisi è emerso che non sempre ai sistemi previdenziali con punteggi più elevati corrispondono i pensionati più felici. Ad esempio, i Paesi Bassi si collocano costantemente tra i sistemi pensionistici più solidi al mondo. L’Olanda occupa, infatti, la posizione più alta nell’indice Melbourne Mercer Global Pension e mantiene un livello molto elevato di tassi di copertura, adesione e percentuali di risparmio. Tuttavia, il paese è all’ultimo posto per quanto riguarda il grado di soddisfazione durante la pensione tra tutte le nazioni considerate. Al contrario, negli Stati Uniti i risparmiatori con un piano a contribuzione definita sono molto fiduciosi e ottimisti in merito alle loro prospettive e sono generalmente soddisfatti quando raggiungono l’età della pensione, nonostante i livelli di risparmio relativamente modesti e una bassa posizione nello stesso indice.
Responsabilizzare ed educare
Gli analisti di State Street sottolineano come, un po’ a sorpresa, le persone più “felici” siano quelle con un maggior livello di consapevolezza e che sentono di avere il controllo dei propri obiettivi previdenziali. Quando le persone accettano l’idea di essere responsabili della propria pensione e comprendono le scelte a loro disposizione, si sentono anche più sicure. Gli intervistati di Stati Uniti e Australia – paesi caratterizzati da una profonda tradizione di piani pensionistici individuali, attraverso piani a contribuzione definita – sono risultati i più soddisfatti di tutto il campione.
Dal report risulta che i fattori chiave che determinano la felicità durante il pensionamento sono una combinazione di fiducia nella stabilità del sistema pensionistico di un paese, un forte senso di responsabilità personale rispetto agli obiettivi da raggiungere e un buon livello di preparazione in merito a quanto è stato accumulato a fini previdenziali.
L’anomalia italiana
In tutto il mondo cresce il ruolo dei fondi pensione integrativi. Sempre più paesi stanno andando verso un sistema a contribuzione definita, che implica una maggiore responsabilità dei lavoratori nel finanziamento della propria pensione. Eppure, la maggior parte dei pensionati italiani si basa esclusivamente sulla pensione pubblica. Solo un quarto degli intervistati ricorre ad altre fonti di reddito durante la pensione. Si tratta di una posizione abbastanza unica se confrontata ad altri paesi oggetto dell’indagine che hanno sistemi pensionistici a contribuzione definita già maturi.
Per gli italiani, lo Stato è il principale responsabile della costituzione di un reddito pensionistico adeguato per i cittadini. Si tratta di un’opinione diversa da quella espressa dagli intervistati della maggior parte degli altri paesi, che si considerano di gran lunga i principali responsabili della preparazione del loro pensionamento.
Questo affidamento sullo Stato può spiegare anche il perché l’Italia abbia i tassi di risposta più bassi sull’importanza di essere preparati finanziariamente alla pensione (meno della metà degli italiani intervistati lo considera importante).
L’atteggiamento degli italiani intervistati riguardo alla situazione finanziaria durante la pensione è preoccupante, con l’ottimismo che è di gran lunga ai livelli più bassi rispetto a tutti gli altri paesi oggetto dell’indagine. Si rendono conto che il denaro che stanno risparmiando non sarà sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato ai loro bisogni quando andranno in pensione.
Fonte: State Street Global Advisor – The Global Retirement Reality Report: The Happiness Formula
Le riforme frequenti del sistema pensionistico, la situazione economica attuale caratterizzata dalla mancanza di crescita del Paese e da un mercato del lavoro fiacco, non sono d’aiuto. A causa di questi fattori è stato più difficile per i lavoratori accumulare un reddito sufficiente che consenta loro di risparmiare per investire in piani pensionistici privati.
Inoltre, secondo l’indagine, i pensionati in Italia sono anche i meno soddisfatti riguardo alla propria capacità di permettersi lo stile di vita desiderato. Quasi il 50% degli intervistati ha dichiarato di non essere soddisfatto di questo aspetto, la percentuale più alta di tutti gli otto paesi analizzati.
Tra i pensionati si nota poi una certa confusione (maggiore, rispetto agli altri) riguardo alla comprensione delle opzioni a loro disposizione. In Italia si riscontra infatti una carenza di educazione finanziaria. A ciò si deve aggiungere l’assenza di un messaggio forte e coerente da parte del governo sulla necessità di conoscere e investire i propri risparmi nelle pensioni del secondo pilastro.
“Per aumentare la soddisfazione dei pensionati in Italia dovremmo incoraggiare i lavoratori a guardare oltre la pensione pubblica”, si legge in conclusione nell’analisi a cura di State Street. “Poiché molti paesi devono fare i conti con la necessità di aumentare l’età pensionabile, è fondamentale che i lavoratori si assumano maggiori responsabilità nella costituzione del proprio reddito in modo da andare in pensione quando lo desiderano senza dover rinunciare allo stile di vita sognato”.