Il 2019 è l’anno delle valute? Gli elementi sembrano esserci tutti: Brexit e l’impatto che avrà sulla sterlina; la politica monetaria della Federal Reserve con i probabili tagli al costo del dollaro; il rallentamento della Cina e i conseguenti movimenti dello yuan; i problemi di Francia e Italia che, insieme alle scelte della Bce, possono condizionare l’euro; la più volte ventilata fine del Qe da parte della Bank of Japan che potrebbe indebolire lo yen.
Un mercato gigantesco
Il currency market è talmente grande da far apparire dei nani tutti gli altri. Per fare un paragone, secondo l’ultimo report della Bank for International Settlements (Bis), il segmento dei derivati oggi è di 595mila miliardi di dollari in valore nozionale (il capitale su cui sono calcolati gli interessi scambiati dalle controparti); il currency trading, secondo il report del 2016 della Bis sul foreign exchange (il report è triennale, il prossimo è previsto a settembre di quest’anno) è stato di 1,86 quadrilioni (1 quadrilione è 1 milione elevato alla quarta) in valore nozionale. Letto in un altro modo: 25 volte il Pil di quell’anno.
La maggior parte del currency trade viene effettuato, con l’utilizzo di diversi strumenti (fra cui molti a leva) da istituzioni finanziarie e società per coprirsi dai rischi finanziari e dagli hedge fund per speculare sulle inefficienze di questo mercato. Per questo il risparmiatore deve sapere con quali pesci si trova a nuotare se decide di affrontare da solo questo mare.
Gli strumenti con cui si opera sulle valute
Fonte: Bis
Fondi obbligazionari globali e valute
Un modo per esporsi alle valute è quello di utilizzare i fondi che investono nelle obbligazioni a livello globale, strumenti in cui il movimento delle valute ha una importanza pari quasi a quella dell’andamento dei tassi di interesse.
Per avere un’idea della strategia sulle valute che alcuni gestori usano nei loro fondi possono essere utili i report preparati dai fund analyst di Morningstar. Nel caso di Legg Mason BW Global Opp Fixed Income E USD Acc (Silver) “Il debito e le valute dei mercati emergenti tendono ad avere una posizione preminente”, scrive Louise Babin nel report datato 7 novembre 2018. “Il gestore punta sul debito sovrano, di solito concentrando il portafoglio in 15 idee di paesi e currency”.
Un sistema diverso è quello di Templeton Global Bond C(Acc)USD (Silver). “Il fondo si distingue per l’approccio top down espresso attraverso posizioni short sulle valute”, spiega Wing Chan in un report del 18 ottobre 2018. “Il team di gestione ha mantenuto posizioni corte sulle divise dei paesi sviluppati per lunghi periodi di tempo. Lo stesso metodo utilizzato per lo strumento Templeton Global Total Return C(Acc)USD (Bronze).
“Gli strumenti di questa categoria vanno bene per investitori prudenti”, spiega Francesco Paganelli, fund analyst di Morningstar. “Chi ha un maggiore appetito per il rischio può orientarsi sul segmento dedicato ai Global flexible bond”.
In questo universo l’unico fondo con Analyst rating positivo è PGIM Global Total Return Bond USD EI Acc (Silver). “Il team ha l’obiettivo di ottenere una sovraperformance di 200 basis point all’anno rispetto al benchmark”, spiega Samiya Jmili in un report del 20 maggio 2019. “Questa, idealmente, dovrebbe essere ottenuta con diversi contributi: 75 pb dall’allocation settoriale, 50 pb dalla selezione dei sottosettori, 40 pb dall’allocazione nelle valute e 35 pb dai movimenti sulla duration e sulla curva dei rendimenti”.