E’ stato un secondo trimestre più magro del primo per l’industria europea degli Exchange traded fund (Etf). Secondo le stime di Morningstar, i replicanti hanno attratto 10,1 miliardi di euro, contro i 27,2 del periodo gennaio-marzo. Il patrimonio è cresciuto del 2,5% a 785 miliardi.
In un trimestre che può apparire sottotono, tre sono stati i protagonisti: gli Etf obbligazionari, quelli sostenibili e gli azionari con focus sull’Arabia Saudita.
Caccia al rendimento nei bond
Il reddito fisso è stata l’attività finanziaria preferita dagli investitori, ricevendo flussi netti per 11 miliardi. Come spiega Jose Garcia-Zarate, Associate director passive strategies research di Morningstar, nel suo studio dal titolo European ETF asset flow update, “in un contesto di rendimenti negativi per le obbligazioni governative nella maggior parte dei paesi europei, la scelta è andata su quelle aree che ancora offrono yield superiori allo zero, quali i corporate bond e gli high yield”. Nei prodotti specializzati sulle emissioni societarie si è registrato anche un record: iShares core Euro corporate bond è il primo Etf obbligazionario europeo a superare la soglia dei 10 miliardi di euro di asset (è anche quello che ha raccolto di più nel trimestre).
Le categorie Morningstar che hanno raccolto di più (e di meno) nel secondo trimestre
Gli Etf sostenibili si prendono il 27,5% dei flussi
Il secondo protagonista del periodo aprile-giugno è stato l’approccio ESG, ossia attento ai fattori ambientali, sociali e di governance. Questa tipologia di Etf ha attratto 2,8 miliardi di capitali in Europa, pari al 27,5% del totale. Il patrimonio ha sfiorato i 16 miliardi e ora copre una quota del 2% degli asset complessivi. “Quello degli investimenti sostenibili è uno dei trend più ‘caldi’”, afferma Garcia-Zarate. “Ed è anche una delle aree-chiave di sviluppo dei prodotti per le società di gestione di strumenti passivi. La maggior parte del patrimonio è in replicanti azionari, ma si stanno facendo strada anche quelli obbligazionari”.
Flussi netti e patrimonio degli Etf ESG
Arabia Saudita emergente
Il terzo protagonista è il mercato azionario dell’Arabia Saudita. Il suo inserimento nell’indice Msci dedicato ai mercati emergenti ha attratto gli investitori, che hanno trovato negli Etf un modo facile per esporsi al listino saudita (Tadawul), che offre attualmente ritorni da dividendo superiori ad altre aree in via di sviluppo. Il replicante con più raccolta è stato iShares Msci Saudi Arabia capped, lanciato nell’aprile scorso. E’ andato bene anche il più “anziano” (ha debuttato nel 2018) Etf di questo tipo, Invesco Msci Saudi Arabia (entrambi non sono quotati in Italia).
A parte l’interesse per l’Arabia Saudita, il secondo trimestre è stato in tono minore per gli Etf azionari, perché hanno registrato deflussi netti per 4 miliardi, nonostante le Borse abbiano proseguito il loro rally. Il patrimonio, infatti, è cresciuto, passando da 504 a 509,5 miliardi. “E’ una fase di crescenti dubbi sull’andamento dell’economia globale”, spiega l’analista di Morningstar. Le Banche centrali, soprattutto la Federal Reserve americana, hanno assunto un tono da colomba. Molti lo hanno letto come un segnale che il ciclo espansivo potrebbe essere vicino al suo picco”. Hanno pagato il prezzo dell’incertezza soprattutto i replicanti con focus sull’Eurozona, la Francia e la Germania. Su questi mercati pesa l’irrisolta questione di Brexit, oltre alle tensioni commerciali che hanno ripercussioni su aree come quella tedesca orientate alle esportazioni.
Etf azionari con la più alta e la più bassa raccolta nel secondo trimestre