ETP strutturati, un’arma a doppio taglio

ETF

Chi non sognerebbe uno strumento in grado di quintuplicare i propri guadagni? Detto così, sembra l’Eldorado. E a pensarci bene, tali strumenti esistono e sono anche facilmente acquistabili dal risparmiatore privato. Il fatto, però, è che si quintuplicano anche le perdite, oltre al non trascurabile particolare che queste moltiplicazioni sono calcolate su base giornaliera.

Ma andiamo con ordine. Si tratta degli Exchange traded product (Etp) “strutturati”, cioè a leva (che moltiplicano il rendimento giornaliero dell’indice replicato in base alla leva scelta) oppure short (che restituiscono il rendimento giornaliero inverso del benchmark). In alcuni casi, poi, queste due caratteristiche vengono presentate assieme (leva inversa).

Gli Etp (i quali raggruppano al loro interno Etf, Etc ed Etn) non sono certo gli unici strumenti finanziari a offrire la leva e il rendimento inverso, ma sono sicuramente quelli che hanno visto il maggior successo nel corso degli ultimi anni, data la loro facilità di compravendita.

I pericoli
Attenzione però a ben comprendere il loro funzionamento. Come menzionato, i prodotti “strutturati” vengono ribilanciati giornalmente, il che significa che per periodi superiori a un giorno non si avrà esattamente il rendimento dell’indice raddoppiato (triplicato o quintuplicato, a seconda dei casi) o inverso; anzi, più il periodo di detenzione è lungo e più la volatilità è elevata, maggiore sarà la differenza tra le  performance. Qui sotto, uno schema per capire come funziona questo tipo di replicanti (clicca sopra la tabella per ingrandirla).

L’offerta europea
Attualmente, si contano 893 Etp “strutturati” domiciliati in Europa. Questi, complessivamente, gestiscono circa 10 miliardi di euro (a fine maggio 2019). Lato flussi, da inizio anno questa macrocategoria ha raccolto 859 millioni di euro (sempre al 31 maggio).

Le due categorie di replicanti strutturati più popolate sono quella azionaria (444 Etf) e quella esposta alle commodity (310 tra Etc ed Etn). Seguono quella obbligazionaria (91 Etf) e la categoria “altro” (che raccoglie in gran parte strumenti esposti al mercato valutario) con 42 strumenti.

In termini di emittenti, i più attivi sono Commerzbank (171 Etp strutturati domiciliati in Europa), ETF Securities (102), Société Générale (73) e Boost-WisdomTree (67).

Gli Etf strutturati azionari sono quelli che hanno raccolto di più nei primi cinque mesi del 2019 (933 milioni di flussi netti), staccando di molto quelli esposti alle materie prime (27 milioni). Gli strumenti a reddito fisso, invece, hanno segnato riscatti netti per 115 milioni da inizio anno.

Rimanendo nella categoria equity, ce ne sono 14 che attualmente hanno più di 100 milioni di euro in gestione. Tra questi, solo sei superano i 200 milioni di asset. I fondi più grandi della categoria sono l’X ShortDAX Daily Swap ETF con 511 milioni di euro in gestione e l’X Euro Stoxx 50 Short Daily Swap ETF con 385 millioni. In totale, questo gruppo sfiora i cinque miliardi di patrimonio gestito.


Fonte: Morningstar Direct.

Come si evince dal grafico sottostante, maggio ha visto un vero e proprio rimbalzo della raccolta, segnando il miglior risultato mensile in termini di flussi dell’ultimo decennio. Gli investiori hanno scommesso in particolare contro la Borsa tedesca. Il replicante strutturato azionario che ha attirato più capitali nel corso dei primi cinque mesi dell’anno è stato il ComStage ShortDAX® TR ETF con 227 milioni incassati, seguito dal X Euro Stoxx 50 Short Daily Swap ETF con 201 milioni e dall’X ShortDAX Daily Swap ETF (100 milioni).

 
Fonte: Morningstar Direct.

Concentrandosi invece sul nostro mercato domestico, ci sono 230 Etf strutturati quotati su Borsa Italiana. Qui sotto, i primi dieci in termini di asset.

Il posto in portafoglio
Se da un lato questi strumenti possono in effetti spingere al rialzo i guadagni (in un contesto di rally di mercato) o eventualmente fungere da copertura per una posizione “lunga”, è bene comprendere che presentano di norma una maggiore volatilità, una minore garanzia nell’obiettivo di preservazione del capitale e risultano più dispendiosi a livello di costi di gestione.

Insomma, gli Etp strutturati dovrebbero occupare una piccola parte del portafoglio e per periodi di tempo limitati. Per loro natura, infatti, sono più adatti a strategie di trading aggressivo che a un investimeno di lungo periodo.