L’ABC della finanza dice che per abbassare il rischio complessivo del proprio portafoglio bisogna diversificare gli investimenti. Questo significa, in sostanza, possedere strumenti che si muovono in maniera indipendente l’uno dall’altro.
La diversificazione è un concetto che assume diverse forme e che non si limita alla ripartizione per asset class. L’azionario, ad esempio, è una classe d’attivi molto ampia, composta da investimenti anche parecchio diversi tra loro. Infatti, i sotto-segmenti vengono classificati a seconda della capitalizzazione della società (large-cap, mid-cap e small-cap), del mercato di riferimento (paesi sviluppati o mercati emergenti) e soprattutto del settore economico di cui fa parte l’azienda (industriale, finanziario, energetico, ecc.). È importante avere un’idea di come i vari settori economici rappresentati dalla propria esposizione azionaria si influenzino a vicenda, in modo da evitare di investire in strumenti che sono soggetti a movimenti molto simili.
Guardando i dati sottostanti, ad esempio, si nota come la correlazione tra i vari settori azionari sia cambiata nel corso degli ultimi cinque anni. Vediamo in particolare come l’oro abbia ritrovato nel corso del 2018 quella funzione di “diversificazione” che un po’ aveva perso negli anni precedenti. Mentre a cinque anni sono ben nove i settori a segnare un tasso di correlazione decisamente positivo con l’oro, negli ultimi 12 mesi si sono ridotti a due: le utility e le infrastrutture.
Gli investitori, infatti, sono tornati con forza verso il metallo giallo durante le fasi di volatilità dell’anno passato e le aziende del settore ne hanno beneficiato. Nel solo mese di dicembre, ad esempio, i mercati globali hanno perso il 7,7%, il mese peggiore per l’Msci World Index dal 2011. Questo ha spinto gli speculatori e gli investitori in Etf verso l’oro, aumentandone il prezzo del 5,2% in dollari.
Secondo la ricerca Morningstar, il settore dei materiali di base, di cui l’oro è una parte importante, è attualmente quotato a sconto (rapporto prezzo/giusto valore pari allo 0,92 al 28 gennaio 2019).
Fonte: Morningstar
Interessante notare come, a parte l’oro, l’unica altra correlazione negativa sia tra il settore delle utility e quello tecnologico (scesa dallo 0,29 a cinque anni al -0,13 l’anno scorso).
I settori azionari oggetto dell’analisi sono elencati di seguito. I numeri corrispondono a quelli che appaiono nelle tabelle.
- Azionari Settore Metalli Preziosi
- Azionari Settore Biotecnologia
- Azionari Settore Beni e Servizi di Consumo Discrezionali
- Azionari Settore Beni e Servizi di Largo Consumo
- Azionari Settore Energia
- Azionari Settore Servizi Finanziari
- Azionari Settore Salute
- Azionari Settore Tecnologia
- Azionari Settore Beni Industriali
- Azionari Settore Comunicazioni
- Azionari Settore Servizi di Pubblica Utilità
- Azionari Settore Agricoltura
- Azionari Settore Energie Alternative
- Azionari Settore Infrastrutture
- Azionari Settore Risorse Naturali
Fonte: Morningstar Direct
Il coefficiente di correlazione è un parametro che misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro. Varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna relazione tra le performance dei due settori. Un coefficiente pari a 1 significa che c’è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due indici si muovono assieme, se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro, e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.