Secondo i dati Morningstar, a febbraio, tra il miglior fondo passivo (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono quasi 30 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o short).
Questi strumenti, essendo prodotti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo.
Il mondo degli Etp
Nel mondo dei fondi passivi quotati in Borsa, cioè gli Exchange traded products (Etp), febbraio vede il rimbalzo del Boost Ftse Mib Banks ETP, esposto alle banche italiane e replicante del Ftse Mib Banks 15% Capped Index. Probabilmente a ridare fiducia agli investitori verso gli istituti di credito dello Stivale ha contribuito anche il recente report di EY dal titolo evocativo From darkness to daylight. La società di consulenza, infatti, sottolinea come la situazione relativa alle Npe (Non performing exposures) nel sistema bancario italiano abbia segnalato un forte miglioramento: il totale delle esposizioni deteriorate al lordo delle svalutazioni è passato dai 341 miliardi di euro registrati nel dicembre 2015 a 209 miliardi di euro nel settembre 2018.
Il resto della Top 5 è interamente dedicato a replicanti delle A-Shares cinesi. Le azioni di tipo A sono quei titoli quotati sulle Borse di Shanghai e Shenzhen, tradizionalmente di difficile accesso per la maggior parte degli investitori esteri, ma che grazie al programma Stock Connect partito nel maggio 2018 sono sempre più presenti nei portafogli degli investitori interessati all’economia del Celesto impero.
La forte correzione della Borsa cinese nel 2018 (-12% segnato dal Morningstar China NR Index, in euro) ha dato il la a ottime opportunità di acquisto a prezzi molto convenienti. Non a caso, lo stesso indice è balzato del 20% nei primi due mesi del 2019.
Certo, i punti critici non mancano, su tutti l’alto tasso di debito dell’economia e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Da questo punto di vista, tuttavia, l’accordo sembra vicino (Donald Trump ha annunciato la settimana scorsa che avrebbe partecipato ad un summit “finale” con il leader cinese Xi Jinping). “Per il mercato azionario cinese, la crescente probabilità di un accordo ha rappresentato uno dei fattori a sostegno del rally nel 2019”, afferma in una recente nota Charles Sunnucks, del team Global Emerging Markets di Jupiter Asset Management. “Tuttavia, è improbabile che qualsiasi accordo commerciale ufficiale possa normalizzare completamente le condizioni dell’economia. Man mano che la Cina prosegue nel cambiamento dall’essere la ‘fabbrica del mondo’ a sviluppare società innovative che competono con le controparti occidentali, permarrà una certa tensione. Inoltre, una riforma finanziaria dinamica, le riforme sul lato dell’offerta e le innovazioni indotte dalla tecnologia continuano a creare nuovi rischi e nuove opportunità”.
Evoluzione del Morningstar China NR Index a un anno
Dati in euro al 5 marzo 2019. Fonte: Morningstar Direct.
Per quanto riguarda la Flop 5, invece, troviamo due materie prime agricole come il grano e i caffè, oltre a un fondo Lyxor che replica l’indice Vix, rappresentativo di una strategia basata sulla volatilità attesa del mercato azionario statunitense.
Il mondo dei fondi indicizzati
Per quanto riguarda i fondi passivi non quotati (senza quindi la componente di trading intra-day), la Top 5 si presenta piuttosto eterogenea, con strumenti esposto al mercato azionario svizzero, statunitense e asiatico emergente.
Male, invece, l’equity russa. Mosca, tuttavia, continua a rappresentare una buona opportunità, secondo i portfolio manager di Morningstar investment Management Europe. “Le azioni dei mercati emergenti hanno incontrato un periodo difficile – si legge in una recente nota di MIM – Questo, però, ha creato delle opportunità dal punto di vista delle valutazioni portando a potenziali rendimenti che non si vedevano dal 2016. Le valutazioni del mercato russo sono particolarmente interessanti e i rendimenti potenziali sono più che sufficienti per compensare i rischi”.