Quello che è iniziato come un ruscello a settembre è diventato un torrente a ottobre: gli investitori hanno abbandonato i fondi europei con una convinzione vista l’ultima volta al culmine della crisi dell’Eurozona nell’agosto 2011. I fondi domiciliati nel Vecchio continente hanno subito deflussi netti per 35,3 miliardi di euro (prodotti monetari esclusi). Anche se i fattori idiosincratici relativi ai fondi e alle società hanno avuto un ruolo nel plasmare i flussi, il mese di ottobre è stato, nel complesso, una vera e propria storia di tipo risk-off.
Sulla scia della forte correzione dei mercati, i fondi azionari hanno subito un’emorragia di 11,7 miliardi di euro. Riscatti significativi hanno colpito i fondi di tipo growth, compresi i fondi tecnologici, illustrando così un netto cambiamento nell’attitudine degli investitori. I fondi obbligazionari, dal canto loro, hanno perso 11,5 miliardi di euro, con gli investitori in obbligazioni societarie che hanno dovuto affrontare un allargamento degli spread. La fuga dal rischio non ha risparmiato nemmeno i fondi bilanciati e gli alternativi, con rispettivamente oltre sei miliardi di riscatti netti.
L’indicazione più chiara del fatto che gli investitori siano passati alla modalità risk-off in ottobre sono stati gli afflussi record assorbiti dai fondi del mercato monetario, pari a ben 52,8 miliardi di euro.
Attivi Vs. Passivi
Il mercato dei fondi europei è stato nuovamente teatro di una netta divisione: mentre i comparti gestiti attivamente hanno perso per strada 36,3 miliardi di euro, i fondi indicizzati hanno continuato a raccogliere entrate nette che ammontavano a circa un miliardo di euro, al di sotto dei livelli dei mesi precedenti, ma comodamente in terreno positivo.
La più grande divergenza si è vista nello spazio obbligazionario. Mentre i fondi a reddito fisso gestiti attivamente hanno subito deflussi per 13,2 miliardi, i fondi passivi hanno raccolto 1,7 miliardi, destinati principalmente ai fondi indicizzati non quotati. Nell’universo equity, i fondi gestiti attivamente hanno subito una disfatta, ma nemmeno i replicanti sono stati risparmiati, anche se su scala minore. I rimborsi dai prodotti attivi si sono attestati a 10,8 miliardi, mentre i comparti passivi hanno sfiorato il miliardo di euro di deflussi netti.
Le categorie che hanno raccolto di più (e di meno)
Il contesto di tassi di interesse in aumento ha probabilmente spinto gli investitori a ridurre la duration dei loro portafogli. Alla fine di settembre, il Federal Open Market Committee ha alzato il tasso dei fondi federali di 25 punti base a un intervallo compreso tra il 2% e il 2,25%, continuando a prevedere un ultimo aumento dei tassi a fine 2018 e altri tre nel 2019. La Bank of England ha alzato il tasso base allo 0,75% dallo 0,50% ad agosto, il livello più alto in quasi un decennio, e il mercato ora prevede che la banca centrale potrebbe aumentare i tassi di interesse due volte prima della fine del 2019. Prima del prossimo anno, però, si dovrà ottenere maggiore chiarezza sulle dimensioni e la forma della Brexit, che rende imprevedibile la politica monetaria britannica nei prossimi dodici mesi.
Nel frattempo, la Bce avanza con maggiore cautela, sebbene il mercato stia iniziando a prendere in considerazione un eventuale rialzo dei tassi nell’area euro prima del previsto. L’afflusso nei fondi obbligazionari a breve termine potrebbe, tuttavia, essere spiegato anche come un modo per gli investitori di sfuggire alla volatilità dei mercati azionari evitando i tassi di interesse negativi che penalizzano i fondi del mercato monetario.
Non è quindi un caso che i veicoli obbligazionari a breve termine figurino in primo piano tra le categorie preferite del mese scorso, con i fondi obbligazionari diversificati a breve termine emessi in sterline e i fondi obbligazionari euro a brevissimo termine che beneficiano fortemente. Per quanto riguarda la categoria più venduta, quella dei fondi obbligazionari diversificati in dollari, gli afflussi sono riconducibili alla forte domanda verso due fondi obbligazionari di UBS, Focused SICAV – High Grade Long Term Bond USD (2,1 miliardi di euro di entrate nette) e Focused SICAV – High Grade Bond USD (un miliardo), due comparti che tipicamente tendono a riflettere le modifiche nell’asset allocation attuate dal wealth management di UBS. (Anche i forti deflussi dall’UBS MSCI ACWI ETF ricadono in questo schema, vedi sotto).
Gli investitori hanno continuato a uscire dai prodotti alternativi, in particolare dai fondi multistrategy, che hanno segnato il loro quinto mese consecutivo di deflussi netti. I rimborsi sono stati motivati in larga misura dal gigante SLI Global Absolute Return Strategies Fund, che ha perso oltre 1,6 miliardi di euro da solo. La strategia ha sottoperformato significativamente negli ultimi anni.
I fondi azionari blend large cap sono stati la terza categoria più impopolare in ottobre. A pesare, come già accennato, i 3,1 miliardi di euro di deflussi netti segnati dall’UBS MSCI ACWI ETF.
Le società di gestione
Guardando alle Sgr, UBS è in cima alla lista in termini di afflussi all’interno dello spettro attivo, grazie soprattutto alle forti vendite dei suoi fondi a reddito fisso (circa tre miliardi di euro). Aberdeen si è guadagnata il secondo posto, con il fondo Sterling Short Short Duration che ha attirato più di 2,5 miliardi di euro il mese scorso.
Tra i fornitori passivi, la classifica è stata dominata da Vanguard. Il gigante americano ha goduto di ottimi afflussi ai suoi fondi azionari globali a larga capitalizzazione e ai fondi globali a reddito fisso. iShares, fornitore di Etf di BlackRock, ha registrato ingenti afflussi sui suoi prodotti azionari (740 milioni di euro). L’iShares S&P 500 Financial Sector ETF ha segnato il miglior risultato mensile del 2018, con 337 milioni di nuove sottoscrizioni.