Il mercato azionario italiano sta attraversando una fase decisamente negativa a partire da metà agosto quando, complice il crollo del titolo Atlantia in seguito alla sciagura avvenuta sul ponte Morandi di Genova, l’indice Ftse Mib ha violato l’importantissimo supporto posto sul livello 21.000. Da quel momento, infatti, le quotazioni hanno subito una accelerazione che le ha spinte al ribasso fino a sfiorare l’altrettanto importante livello 20.000 (doppio minimo a 20.200), dopodiché si è innescato un movimento laterale dove ogni tentativo di rimbalzo è sempre apparso piuttosto timido e senza alcuna forza reattiva.
Ulteriori cause della debolezza di Piazza Affari sono da ricercarsi, inoltre, nell’attuale discussione politica in merito alla Legge di Stabilità 2019, dove si cercherà di far quadrare i conti mettendo insieme le ingenti risorse necessarie per mantenere le promesse elettorali (reddito di cittadinanza e flat tax) con i vincoli dei parametri di Maastricht.
Considerando che le principali agenzie di rating internazionali hanno già messo nel mirino il nostro Paese, per il futuro è lecito attendersi un generalizzato aumento della volatilità ma senza riuscire ad individuare una direzionalità ben precisa.
Dal punto di visto tecnico, comunque, per prevedere un rialzo dei prezzi è innanzitutto necessario che l’indice Ftse Mib recuperi l’area intorno ai 21.000 punti (resistenza statica), mentre sarà solo il superamento di quota 21.500 (resistenza dinamica) a dare la spinta al mercato affinché possa tentare di raggiungere il target di medio periodo posto sul livello 22.500.
Al contrario, la negatività sarà conclamata solo con la violazione ribassista del supporto 20.200 e potrebbe avere come obiettivo il livello 19.500, dove è presente un Gap Up ancora aperto e generato nell’aprile del 2017 in occasione delle elezioni presidenziali francesi.
L’analisi di medio periodo sul Fib