Il costo annuale (tariffario e non tariffario) della Brexit per gli esportatori Ue sarà di circa 37 miliardi di euro, e per gli esportatori britannici di circa 32 miliardi di euro, anche dopo la messa in atto delle prime misure per limitare i costi. Rispetto all’Unione europea, i nuovi costi peseranno quattro volte di più sul Regno Unito in termini di percentuale sul valore aggiunto lordo (Val). Il 70% dell’impatto aggregato ricadrà su appena 5 settori, sia nei 27 Paesi dell’Ue che nel Regno Unito.
Sono alcune delle conclusioni di uno studio congiunto sui costi della Brexit condotto da Oliver Wyman e Clifford Chance, che hanno stimato l’impatto sulle imprese delle barriere tariffarie e non tariffare, se UE e Regno Unito tornassero ad avere relazioni commerciali secondo le regole della World Trade Organisation (WTO). Il rapporto, intitolato “The Red-Tape cost of Brexit”, si concentra solo su quegli effetti diretti della Brexit per cui è importante che le aziende comincino a prepararsi già oggi. Non tiene però conto delle conseguenze aggiuntive, come flussi migratori, cambiamenti nei prezzi o eventuali accordi di libero scambio con paesi terzi, che dovrebbero alzare ulteriormente i costi.
In Europa il settore più colpito sarà quello dell’automotive, dove l’impatto diretto ammonterà circa al 2% dell’attuale valore aggiunto lordo. A livello geografico i vari paesi saranno colpiti in maniera molto diversa: l’Irlanda, ad esempio, soffrirà di più nel settore agricolo, essendo questo particolarmente legato al mercato britannico. In Germania, invece, 4 dei 16 stati federati – Baviera, Renania Settentrionale-Vestfalia, Baden-Wuerttemberg e Bassa Sassonia – subiranno il 70% degli impatti diretti sul paese, essendo grandi esportatori nel Regno Unito nei settori delle automobili e della manifattura, in cui sono tra i leader globali. E L’Italia? Il nostro paese ha un export di circa 20 miliardi di euro verso il Regno Unito e l’impatto delle maggiori barriere post Brexit sarà pari a circa 2 miliardi e mezzo. I maggiori costi saranno a carico di quelle aziende che vendono beni di consumo, dal settore tessile, abbigliamento, a quello degli elettrodomestici. Ma soprattutto, anche nel nostro Paese, saranno piccole imprese a soffrire di più.
“La Brexit creerà vincitori e vinti”, commenta Kumar Iyer, Partner di Oliver Wyman, “per affrontare l’incertezza le imprese dovranno considerare gli impatti dal punto di vista operativo e strategico, in tutti gli scenari possibili. A nostro parere, le aziende più preparate saranno in grado di anticipare fin d’ora le conseguenze che ricadranno sul loro business, sulle loro catene di produzione e sui loro clienti e competitor. Purtroppo crediamo che ad oggi le imprese più piccole abbiano meno possibilità di prendere le misure necessarie.”
La valutazione degli impatti rivela inoltre che la capacità di mitigare l’effetto delle barriere post-Brexit varierà a seconda del settore e della dimensione delle aziende. Nel preparare le loro contromisure, le imprese dovranno prendere in considerazione operations, filiera produttiva, clientela e concorrenza. Ciò sarà particolarmente difficile per le aziende piccole, soprattutto per quelle che non hanno esperienza nel commercio fuori dall’Unione, perché potrebbero perdere competitività mentre provano ad apportare i cambiamenti necessari. L’industria automobilistica e quella aerospaziale saranno maggiormente in grado di spostare le catene di produzione e di sfruttare i fornitori locali in alcuni settori, mentre – con la fine del “passporting” – i servizi finanziari saranno costretti a trasferire molti uffici all’interno del territorio UE. Tuttavia gli effetti della Brexit, e di conseguenza le contromisure da prendere, varieranno molto anche all’interno dello stesso settore.
“Fallire nel prepararsi significa prepararsi a fallire”, dice Jessica Gladstone, Partner di Clifford Chance, “poiché è molto difficile sapere quali difficoltà emergeranno, molte aziende stanno mettendo la Brexit nel cassetto del ‘troppo difficile’. Tuttavia, chi capirà quali rischi e opportunità la Brexit comporta potrà trovare le soluzioni giuste al momento giusto, assicurandosi di essere in futuro tra i vincenti, e non tra i perdenti, della Brexit”.