La corsa del barile

Il mercato del petrolio è una piazza assai variegata per le sue mille sfaccettature. C’è un mercato regolamentato (quello dove opera anche il sottoscritto) e un cosiddetto mercato nero dove avvengono scambi non alla luce del sole. Questo secondo segmento crea notevoli problemi nel far rispettare il famoso e antico accordo stipulato tra i Paesi produttori appartenenti all’OPEC e quelli esterni al cartello.

Il problema maggiore proviene da quei Paesi come il Venezuela, le cui economie dipendono in tutto dal commercio del barile, che non riescono estrarre ai prezzi attuali. E ciò che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti. Il prezzo del petrolio influisce sulle scelte di spesa individuali. Costringe le aziende a prendere decisioni difficili. Può persino cambiare le relazioni tra i paesi. Il petrolio è forse la risorsa naturale più importante del mondo.

La scorsa settimana il mercato del petrolio ha visto una conclusione in netta crescita con un guadagno di circa sette dollari per barile. Un aumento dovuto ai timori di una situazione geopolitica molto calda, che potrebbe mettere a rischio parte delle forniture, in particolare alcune azioni militari verso il principale Paese esportatore di Petrolio, l’Arabia Saudita.

La price action sull’energetico appare anche una combinazione di acquisti speculativi e ricopertura di posizioni short. Il nocciolo della questione nel breve è che una possibile escalation militare, potrebbe mettere a serio rischio gli approvvigionamenti.

Volgendo lo sguardo verso i fondamentali di mercato, L’OPEC ha dichiarato che l’offerta da parte dei non membri aumenterà probabilmente di 1,66 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2018, quasi raddoppiando la crescita ipotizzata in novembre.

Inoltre un paio di settimane fa, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, ha anche modificato le stime sulla produzione di prodotti petroliferi americani nei prossimi 5 anni, sostenendo che arriveranno a quasi 17 milioni di barili al giorno contro i 13,2 milioni dell’anno scorso, rosicchiando ancor più quote di mercato ai produttori OPEC e soprattutto avvicinandosi all’autosufficienza energetica.

A cura di Carlo Vallotto, www.metalli-preziosi.it