L’inquinamento non ha solo effetti devastanti sull’ambiente e le popolazioni, ma anche sugli investitori. In finanza, si parla di Carbon risk con riferimento alla vulnerabilità delle aziende e, quindi dei fondi che in esse investono, agli scenari di transizione verso una economia a basse emissioni di gas serra (anidride carbonica, ossido di azoto, ecc.). Il pianeta è giunto a un punto di non ritorno e da più parti arrivano sollecitazioni e nuove normative che impongano un cambio di direzione. Si pensi all’Accordo sul clima di Parigi (Cop21), al Piano di azione per uno sviluppo sostenibile della Commissione europea e al più recente report del Parlamento europeo sul disinvestimento dai combustibili fossili, sul Carbon stress test per le banche e sul marchio green per la finanza.
Perché è importante conoscere quanta CO2 c’è in portafoglio
Gli investitori generalmente non sanno quanto il loro portafoglio è esposto ai rischi di emissioni inquinanti, ma si sta diffondendo la convinzione che conoscerlo li possa aiutare a prendere decisioni più consapevoli e a mettere in atto strategie per mitigare tali pericoli. In tal senso, Morningstar ha introdotto di recente il Morningstar Portfolio carbon risk score, che supera il concetto di “impronta di carbonio”, che è una stima delle emissioni di CO2 per ciascun titolo che compone il portafoglio, perché prende in considerazione non solo l’esposizione al carbonio, ma anche come l’azienda sta gestendo i rischi derivanti dalla transizione verso un’economia più pulita. Secondo la definizione di Sustainalytics, che è alla base del calcolo delle metriche di Morningstar, il Carbon risk può essere definito come “l’esposizione non gestita, tenuto conto delle attività dei manager per mitigarla”.
Fondi azionari Europa meno inquinati
Ma qual è l’attuale situazione dei prodotti di risparmio gestito? Il “bollettino dell’inquinamento” dei fondi elaborato da Morningstar indica un rischio complessivo medio, che scende per gli azionari Europa e aumenta significativamente per quelli emergenti. A rivelarlo è uno studio compiuto da Morningstar su 30 mila comparti a livello globale, utilizzando il Carbon risk score.
L’analisi, realizzata da Morningstar ad aprile 2018, mostra che il fondo “medio” a livello globale ha un punteggio di rischio da carbonio di 12, che corrisponde alla fascia di Medium risk. Circa il 29% si colloca nel range basso, mentre solo il 4% in quello critico.
Portfolio Carbon Risk score per i fondi
I fondi azionari Europa, escluso il Regno Unito, sono i più virtuosi con un punteggio medio di Carbon risk di 10,05. Tra le aree industrializzate, l’Asia sviluppata ex Giappone ha lo score più alto (14,54), mentre gli Stati Uniti si fermano a 10,45. I comparti specializzati sulle Borse emergenti presentano un livello di rischio da emissioni di gas serra decisamente superiore. Il punteggio medio è di 15,59, con un picco di 28,53 per l’Europa orientale, dove la Russia incide negativamente.
Morningstar Portfolio Carbon Risk Score per i fondi azionari
Differenze settoriali
Secondo gli analisti di Morningstar, i punteggi di Carbon risk sono in parte spiegati dai settori presenti in portafoglio. Ad esempio, quello energetico ha score più elevati, dato che è ancora alto l’impiego di fonti fossili nella produzione. Anche l’industria e i materiali di base hanno score significativi, mentre tecnologia e comparto farmaceutico sono tra i più virtuosi.
Come ridurre il Carbon risk
E’ possibile per un investitore ridurre l’esposizione alle emissioni inquinanti? Lo studio di Morningstar mostra che un portafoglio di azioni globali con un orientamento growth (ossia società con un buon potenziale di incremento di valore del capitale nel futuro), a parità di altri fattori, tende ad avere un Carbon risk inferiore rispetto a uno value. Meglio ancora se si scelgono quelle di qualità e con un ampio vantaggio competitivo (il cosiddetto Economic moat).
A cura di Sara Silano
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