Gli investitori in bond sono pronti per un rialzo dei tassi di interesse? Certo è che il segmento non se la sta passando benissimo. La categoria Morningstar che raccoglie i fondi che investono nell’obbligazionario globale, nell’ultimo mese ha perso lo 0,6% (fino al 27 settembre e in euro) portando a -0,56% la performance da inizio anno. Niente di grave, guardando i numeri così. La situazione assume un altro aspetto se a questi andamenti si aggiunge il -5% fatto segnare nel 2017. “I rendimenti dei bond stanno salendo dai minimi storici facendo scendere le valutazioni”, spiega Dan Kemp, Chief investment officer Emea di Morningstar Investment management (MIM). “In generale a subire maggiormente è stata la carta di minore qualità, compresa quella corporate”.
Pericolo tassi
In un momento in cui si parla di un possibile rialzo dei tassi di interesse (non solo quelli americani ma, ad esempio quelli che arriveranno inevitabilmente prima o poi nell’Eurozona) la situazione per i bondholder diventa ancora più delicata. “Uno scenario di rialzo dei tassi di interesse presenta diversi rischi”, spiega Laird Landmann Co-director fixed income di TCW. “Prendiamo il caso degli Stati Uniti: i tassi più alti dei Treasury faranno concorrenza ai rendimenti da dividendi dell’equity e al cap rate del real estate (il rendimento dato da un investimento immobiliare, Ndr). Ma gli effetti si sentiranno anche fuori dagli Usa. Il rafforzamento del dollaro è l’altra faccia dell’indebolimento delle valute emergenti e indica un’uscita degli investimenti dai paesi in via di sviluppo. Le strette delle Fed, inoltre appiattiscono la curva dei rendimenti disincentivando la creazione di credito. In generale, poi, aggiungono costi ai debiti di famiglie e imprese già sotto pressione”.
Bisogna quindi uscire dall’obbligazionario? “Dal nostro punto di vista di investitori di lungo periodo, incoraggiamo sempre i bondholder ad essere razionali a prescindere da quelle che sono le situazioni del momento dei mercati”, risponde Kemp. “Anche noi ci aspettiamo un rialzo dei tassi di interesse, ma nessuno ha la sfera di cristallo per poter dire quando arriveranno. Più volte, dalla fine della crisi dei subprime, ad esempio, media e analisti davano per imminente un rialzo dei tassi”.
Il grafico sottostante mostra i movimenti del Tbond decennale ogni volta che, negli ultimi 10 anni è stata data per scontata una normalizzazione dei tassi Usa.
“Noi siamo convinti che i rendimenti dei bond saliranno ma nessuno può predire quale strada seguiranno e la tempistica”, dice Kemp. “Il pericolo, in questi casi, è quello di cercare di anticipare i mercati uscendo dai bond per poi rientrare quando i tassi di interesse si saranno normalizzati. Inoltre, riteniamo che, anche se sono mutate le condizioni dei mercati, i bond abbiano un ruolo imprescindibile in termini di diversificazione. Per questo ne abbiamo mantenuto la presenza in tutti i nostri portafogli”.
Un Silver per diversificare
Fra i fondi con Analyst rating della categoria obbligazionari globali quello che sembra avere pochi problemi in termini di diversificazione è M&G Global Macro Bond Euro B Acc (Silver). “Questa strategia è una delle più flessibili fra quelle di M&G dedicate al mercato retail interessato ai bond ”, spiega Ashis Dash, fund analyst di Morningstar in un report del 5 luglio 2018. “Può prendere posizioni lunghe o corte (anche attraverso l’uso dei derivati) su tutti i mercati del reddito fisso e valutari globali e può anche avere una duration negativa. Il gestore, Jim Leaviss, ha usato questa flessibilità per creare un portafoglio con temi di lungo termine diversificati in termini di tassi, credito, inflazione e mercati valutari. Fa anche del trading di breve periodo nel caso in cui le condizioni lo richiedano. La qualità delle idee della sua gestione attiva hanno permesso al gestore di aggiungere valore in tutti i segmenti di mercato”.