Perché l’indice Europe Sustainability batte quello tradizionale

L’indice Morningstar Europe Sustainability batte lo Europe large-mid cap, il paniere più ampio che non tiene conto dei fattori ambientali, di responsabilità sociale e governance (ESG). Dal 2009 a fine 2017, il primo ha reso in media il 9,1% annuo contro l’8,7% di quello tradizionale. Ancora una volta, viene confermata la leadership delle aziende europee nel settore della sostenibilità, che è già emersa in altri studi di Morningstar, a partire dal Sustainability Atlas.
 

Confronto tra l’indice Morningstar Europe Sustainability e lo Europe Large-mid cap

I virtuosi
L’ultima analisi realizzata da Dan Lefkovitz, index strategist di Morningstar, rivela, tuttavia, molte altre informazioni interessanti. Innanzitutto la sovra-performance deriva soprattutto dalla selezione dei singoli titoli, piuttosto che dalla composizione settoriale dell’indice, che è costruito con un approccio best-in-class (per approfondimenti sulla metodologia, clicca qui). “In particolare, ha contribuito positivamente la maggiore esposizione a società come Vodafone, Allianz, BASF e Novo Nordisk, che hanno elevati punteggi ESG”, spiega l’autore del report. “Ma è stato determinante anche il minor peso dato a Banco Santander, UniCredit e GlaxoSmithKline che, al contrario, hanno valutazioni più basse da questo punto di vista”.

Sarebbe sbagliato pensare che le performance di sostenibilità siano a sé stanti rispetto ai risultati finanziari. Il Morningstar global risk model (che, sulla base dei dati fondamentali delle aziende e dei rating ad esse assegnate dai modelli quantitativi proprietari, permette di identificare le singole fonti di rischio e rendimento e il “premio” che si ottiene per l’esposizione a ciascuna di esse) mostra che le società comprese nel paniere europeo sostenibile hanno una migliore salute finanziaria, un più ampio vantaggio competitivo (in gergo Economic moat) e una minor volatilità. I tre fattori sono correlati positivamente con alti ritorni di lungo termine per gli investitori.
 

Volersi bene
Prestare attenzione all’ambiente, ai diritti dei propri lavoratori e al buon governo societario fa bene non solo a coloro che per ragioni diverse hanno rapporti con una determinata azienda (i dipendenti, le comunità locali, i fornitori e i clienti, ecc.), ma anche all’impresa stessa. E’ significativo, ad esempio, che siano in crescita gli investimenti in economia circolare, che permette di ridurre gli scarti del processo produttivo e, quindi, i costi della produzione. Adottare alti standard di sicurezza per i lavoratori aiuta a prevenire incidenti che possono avere conseguenze penali e di reputazione per i manager. Si potrebbero fare molti altri casi, dall’efficienza energetica, alla presenza di amministratori indipendenti nei consigli e alla riduzione delle differenze di genere tra donne e uomini.

 

Le grandi case di investimento hanno cominciato a chiedere con più forza alle società in cui investono una maggiore attenzione a questi fattori, come emerge da una recente ricerca di Morningstar sui grandi gestori di fondi passivi (molti dei quali hanno anche una gamma attiva). Da questo punto di vista è recente la Lettera che Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, ha inviato ai manager delle aziende in portafoglio. Fink le invita a non limitarsi a produrre performance finanziarie, ma anche a dare un contributo positivo alla società, quindi a prestare attenzione all’impatto delle loro azioni sull’ambiente, sulle comunità locali, sui fornitori, sui dipendenti, e così via. Fink aggiunge: “E’ arrivato il momento di un nuovo modello di engagement (impegno) da parte degli azionisti, che renda più forte e profonda la comunicazione tra le parti, con l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo”. Detto in altri termini: meno attenzione ai risultati di breve e meno “guerre di voto” e un maggior dialogo costruttivo durante tutto l’anno.

Le eccezioni
“In Europa, hanno sede molte multinazionali che eccellono dal punto di vista dei fattori ESG rispetto ai concorrenti mondiali”, spiega Lefkovitz. “Tra le large cap, società come Nestlé, Roche e Siemens, sono global leader nell’industria di riferimento. Per contro, non rientrano nell’indice sostenibile alcuni nomi tra cui Hsbc e Volkswagen, che hanno alti livelli di controversie”. 

Non è stato solo l’indice Europe sustainability a battere quello tradizionale dal 2009, ma anche i benchmark Morningstar regionali (Developed Europe, broad Europe, Eurozone, Nordics, Germany e UK), con leggere differenze dovute agli aggiustamenti dettati dai vincoli di peso per i singoli paesi e settori. Fuori dal Vecchio continente, si ottengono risultati analoghi in Asia, ma non negli Stati Uniti.

Leggi la Guida Morningstar agli investimenti sostenibili.

Visita il mini-sito dedicato al Morningstar Sustainability Rating

 

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