Con la legge di bilancio per il 2017, il governo ha introdotto gli ormai arcinoti piani individuali di risparmio, comunemente detti pir, con l’intento dichiarato di immettere flussi finanziari nell’economia reale e nel tessuto produttivo italiano. Un esperimento che ha visto il gradimento del mercato sia sul fronte dell’offerta che della domanda, tanto da catturare l’attenzione degli addetti ai lavori e di diverse categorie professionali.
Tra queste possiamo citare i commercialisti, la cui fondazione nazionale ha deciso di pubblicare in data 13 marzo 2018 il documento “I piani individuali di risparmio: quadro normativo e aspetti operativi”.
Lo studio approfondisce la disciplina dei Pir ed esamina questi strumenti anche in comparazione con le principali esperienze internazionali, tenendo in considerazione altresì le ultime modifiche normative intervenute ad opera della Legge di Bilancio per il 2018, che ha ulteriormente ampliato il campo di applicazione dei piani individuali di risparmio (coinvolgendo anche le attività immobiliari, come vi avevamo raccontato tempo fa).
Più nello specifico, sono stati analizzati sia gli aspetti operativi che quelli più strettamente connessi alle agevolazioni fiscali accordate dal Legislatore, approfondendo i requisiti previsti dalla norma al fine di godere di tali benefici, in termini di importo dell’investimento, soggetti emittenti, periodo di detenzione, e così via. Lo studio presenta inoltre esempi pratici di quantificazione dei vantaggi connessi all’accensione di un Pir rispetto ad altri tipi di impiego di risorse, valutando, inoltre, gli aspetti relativi ai costi di gestione e profili più generali di asset allocation.
Il documento completo è disponibile online sul sito della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.