E’ uscito nei giorni scorsi il report finale dell’High-level expert group (Hleg) sulla finanza sostenibile. Il comitato era stato istituito dalla Commissione europea nel dicembre 2016 con il compito di elaborare una strategia comune in questo campo. Le sue raccomandazioni saranno utilizzate da quest’ultima per definire un Piano di azione nell’Unione.
Quale classificazione per gli strumenti finanziari
Il rapporto prevede una serie di raccomandazioni, tra cui l’introduzione di un sistema di classificazione comune, chiaro e coerente, a cominciare dal tema del cambiamento climatico. Nella volontà del gruppo di esperti, la tassonomia dovrebbe essere collegata agli accordi di Parigi del 12 dicembre 2015 (COP21) e agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Trasparenza e orizzonte temporale
Una seconda raccomandazione riguarda i doveri fiduciari e la loro coerenza con l’orizzonte temporale degli individui e delle istituzioni che servono e un maggiore focus sui fattori ESG (Environment, social e governance). Una terza è relativa al miglioramento della trasparenza sui rischi legati ai cambiamenti climatici e alle opportunità che derivano da comportamenti socialmente responsabili. E’ connessa, la richiesta di mettere i cittadini europei nella condizione di essere informati su queste tematiche.
Standard per i green bond
Il report fa anche riferimento all’esigenza di standard finanziari sostenibili europei, in particolare per i green bond e a una infrastruttura a supporto dello sviluppo di un’economia sostenibile. Contiene un invito ad accrescere le competenze sui temi ESG e riformare le pratiche di governance a livello manageriale nelle aziende. Infine, dà alcuni suggerimenti su come integrare questi temi all’interno delle competenze dell’ESAs, l’autorità europea di sorveglianza sul sistema finanziario.
Il dibattito sulla classificazione
Uno dei temi più caldi è sicuramente la proposta di una tassonomia comune, che nelle intenzioni del gruppo di esperti si sviluppa lungo una direttrice che va dagli obiettivi legati ai cambiamenti climatici, alle altre tematiche ambientali e poi sociali. C’è da attendersi che su questa raccomandazione il dibattito all’interno dell’industria sia molto acceso. Ad esempio tre associazioni di fondi pensione (quella tedesca, olandese e PensionsEurope) hanno ammonito la Commissione dall’assumere un approccio “prescrittivo” sui temi ESG, suggerendo di lasciare maggior flessibilità agli investitori sugli obiettivi e le strategie.
Non solo ambiente
Efama, l’associazione europea degli asset manager, concorda con un’agenda che non consideri solamente l’ambiente, ma anche gli altri fattori, ossia quello sociale e di governance. E’ critica, invece, su una proposta “omnibus” relativa ai doveri degli investitori, perché teme che imporre requisiti obbligatori serva solamente a complicare la compliance e soffocare l’innovazione.
Best practice per la ricerca
L’Associazione europea dei mercati finanziari (Afme) riconosce che il report è un grande passo in avanti nella “giusta direzione”, ma non è d’accordo sull’affermazione che gli analisti delle banche di investimento non considerino gli aspetti ESG nelle loro ricerche. Nonostante non ci siano best practice nell’industria, molte società lo fanno. Sulle regole di trasparenza, l’Afme è d’accordo sul miglioramento delle pratiche volontarie, ma mette in guardia da “premature standardizzazioni”.
Rapporto investitori-clienti
Infine, per Eurosif, che riunisce i Forum per la finanza sostenibile europei e ha partecipato ai lavori dell’Hleg, le raccomandazioni trattano questioni chiave per la sua missione, tra cui l’importanza di un maggiore allineamento dell’orizzonte temporale tra investitori e clienti, i doveri verso questi ultimi e un aumento della disclosure.
Il punto di vista di Morningstar
Morningstar ha partecipato alla fase di consultazione pubblica sui doveri fiduciari degli investitori istituzionali e dei gestori in relazione alla sostenibilità, che è uno dei temi delle raccomandazioni dell’Hleg. Il quadro regolamentare europeo prevede già obblighi di attenzione, lealtà e prudenza verso i clienti, ma il gruppo di esperti raccomanda l’inserimento tra i “doveri” anche dell’esame dei fattori che generano valore o producono rischi, inclusi quelli ambientali, sociali e di governance, in modo coerente con l’orizzonte temporale dell’investitore. Fondi pensione ed asset manager, inoltre, dovrebbero tenere conto delle preferenze dei clienti su queste tematiche.
Morningstar è convinta che la valutazione delle aziende debba integrare i fattori ESG alle tradizionali analisi finanziarie, perché questi ultimi contribuiscono a fornire una visione prospettica delle opportunità e dei pericoli, riducendo la possibilità di perdite. E’ anche dell’idea che un comune quadro di riferimento possa aiutare nella stima dei rischi, renderne più trasparente la misurazione e la comunicazione.
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