Semaforo verde per le società italiane dal punto di vista dell’attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance, ma rosso per le controversie. A dirlo è l’ultimo Atlante della sostenibilità pubblicato da Morningstar, una mappa globale del comportamento delle aziende quotate con riferimento ai fattori ESG, che viene aggiornata due volte l’anno.
Nel complesso, il Sustainability score dell’indice Morningstar Italy è pari a 51,76 punti, collocandosi nel secondo migliore quintile. Ma se scomponiamo i due elementi che lo determinano, vediamo che il punteggio ESG è vicino alla soglia dei paesi più virtuosi (60,73 punti), ma l’indice di controversie (incidenti che hanno un impatto sull’ambiente e la società e pongono un grave rischio per l’impresa) è tra i più elevati (7,45 su un massimo di 8,78 punti).
Incidenti tra le blue chip
“Numerosi dei più importanti componenti del paniere italiano hanno livelli alti di controversie”, spiega Dan Lefkovitz, autore del Morningstar Sustainability Atlas. “Tra questi, Eni, la principale compagnia petrolifera, e la casa automobilistica Fiat Chrysler”. In base alle valutazioni di Sustainalytics, che sono alla base delle metriche Morningstar, entrambe le industrie hanno un controversy level pari a 4 su un massimo di cinque. Per la prima, l’area di maggior criticità è quella dell’”etica nel business”; per la seconda sono l’”impatto ambientale dei prodotti” e, di nuovo, la “business ethic”. Non possiamo poi dimenticare Atlantia, che ha ulteriormente peggiorato la sua posizione ad agosto, dopo la caduta di un troncone del ponte Morandi a Genova.
Su questo fronte, l’Italia è in buona compagnia tanto in Europa occidentale quanto oltreoceano. La Borsa svizzera è quella con il livello più alto di controversie, a causa di titoli come Novartis, UBS e Credit Suisse. Segue quella inglese, per via principalmente di HSBC, Shell e GlaxoSmithKline. Gli Stati Uniti, che si collocano nel penultimo quintile in termini di sostenibilità, sono da bollino rosso per colpa degli incidenti che coinvolgono colossi come Johnson & Johnson, Wells Fargo, Apple e Facebook. Wall Street, inoltre, ha punteggi ESG inferiori alla maggior parte dei mercati sviluppati.
I migliori e i peggiori
Nel complesso, le aree migliori dal punto di vista dell’attenzione all’ambiente e alla società, che hanno anche buone pratiche societarie, sono nel nord Europa. In testa troviamo i Paesi Bassi, grazie a titoli come ASML, considerata un leader in termini di sostenibilità all’interno dell’industria dei semiconduttori, e la Finlandia che può contare sui comportamenti molto “responsabili” di Nokia (tecnologia), Kone (ascensori, scale mobili, ecc.) e UPM-Kymmene (settore foreste e carta). Tra i peggiori troviamo la Russia, la Cina, il Medio oriente e gran parte del sud-est asiatico.
Nell’ex-celeste impero, ad esempio, c’è un solo titolo del Morningstar China index, Lenovo (computer), che si distingue in base ai fattori ESG, mentre big come Cosco Shipping, China Resources Gas e PetroChina sono nelle ultime posizioni.
ESG leader
L’analisi dei singoli fattori dell’acronimo ESG mostra un quadro molto variegato. I titoli quotati sulla Borsa portoghese hanno il più alto punteggio ambientale aggregato (environment), grazie a Galp energia (settore petrolifero) ed EDP (utilities). In generale, i paesi dell’Europa occidentale sono ben posizionati da questo punto di vista, con l’Italia nel secondo miglior quintile. Piazza Affari è tra i migliori listini se si prendono in considerazione i fattori sociali: a fare la differenza è Intesa Sanpaolo che, secondo le valutazioni di Sustainalytics, è leader in aspetti come la governance di prodotto, l’etica nel business e il capitale umano.
In assoluto, il paniere più “social”, in termini di standard di lavoro, sicurezza, gestione della catena dei fornitori, ecc., è quello danese, grazie a società come Novo Nordisk, Coloplast e Danske Bank. Infine, in tema di governance, le migliori aziende si trovano nei Paesi Bassi (Ing Groep, Royal Philips e Relx ne sono alcuni esempi) e nella penisola scandinava. L’Italia, insieme a gran parte dell’Europa occidentale, si colloca nel secondo miglior quintile.