Le banche Usa viaggiano col vento in poppa e il mercato se ne è accorto. Il progressivo miglioramento della congiuntura economica e la riforma fiscale varata dal Governo Trump promettono di continuare a sostenere la crescita degli utili degli istituti di credito americani anche nei prossimi mesi.
Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è ai minimi dagli ultimi 10 anni, ancora più basso rispetto ai livelli pre-crisi, e le attese sono per un ulteriore miglioramento nei prossimi mesi. La Federal Reserve, infatti, che ha alzato i tassi di interesse dall’1,75% al 2% lo scorso 13 giugno, ha già programmato altri due rialzi entro fine anno che dovrebbero portare il costo del denaro al 2,5%.
Il trend macroeconomico è dunque molto positivo per le aziende del settore, in particolare per le banche tradizionali: da una parte, il buono stato di salute dell’economia stimola la richiesta di credito, dall’altra l’aumento dei tassi migliora il margine di interesse degli istituti di credito e dunque la redditività della loro gestione.
Le banche ringraziano Trump
A questo, poi, si aggiunge l’effetto positivo sugli utili prodotto dalla riforma fiscale. Il Governo Trump ha ridotto le aliquote a carico delle aziende dal 35% al 21%, ma i vantaggi maggiori saranno soprattutto per le big company, per le quali il risparmio in termini di imposte sarà molto elevato.
Il mercato sembra aver già incorporato nelle sue valutazioni il trend favorevole in atto. Negli ultimi 12 mesi, l’indice S&P Banks Select Industry (rappresentativo delle aziende Usa del comparto) ha guadagnato circa il 10%, solo 200 punti base sotto il risultato riportato dall’S&P 500 (in USD al 2 luglio 2018), facendo salire il rapporto Prezzo/Fair value a 0,99. Tuttavia non mancano le occasioni di investimento. Sui listini è ancora possibile trovare banche con solidi fondamentali, ampi margini di crescita e prezzi convenienti.
Rapporto Prezzo/Fair value medio settore bancario Usa negli ultimi 12 mesi
Fonte dati: Morningstar Direct