Riprendono gli scambi all’insegna dei ribassi sul rame, tornato al di sotto della soglia tecnica e psicologica dei 6.200 dollari per tonnellata. Nonostante le notizie che arrivano dalla miniera di Escondida continuano a indicare la possibilità di scioperi, dopo il rifiuto dell’offerta di BHP Billiton ai minatori.
Nel dettaglio, il gruppo aveva proposto un rinnovo dei contratti, che scadranno il 31 luglio, includendo un incremento salariale pari all’inflazione media dei salari e un bonus da 27.700 dollari per lavoratore pagabile entro 18 giorni dalla firma, a compensazione della conclusione di piani di agevolazioni per la casa (un prestito senza interessi). Tuttavia, è arrivata la conferma ufficiale della mancata accettazione dell’offerta e una consequenziale votazione sulla volontà o meno di scioperare il cui risultato è atteso per il 1° di agosto.
La compagnia si è detta contrariata per l’atteggiamento dei sindacati per quello che è già il miglior contratto del settore minerario privato in Cile. Lo scorso anno la disputa portò alla chiusura della prima miniera di rame al mondo per 44 giorni, con un conseguente rialzo dei prezzi di riferimento.
L’eventualità dello sciopero della Escondida non sembra però spaventare i ribassisti che hanno nuovamente messo sotto pressione il rame. “La view di breve – affermano gli analisti di Wings Partners Sim – resta favorevole alla continuazione della fase neutrale in attesa di assistere all’avvio di rimbalzi correttivi avvalorati dalle chiare divergenze positive tra gli indicatori di momentum e il grafico dei prezzi”.