BMW, Moat e valore
BMW è una delle poche case automobilistiche al mondo a cui gli analisti di Morningstar assegnano un Economic moat. La scarsa redditività del settore auto, causata da un contesto fortemente competitivo, può essere superata in due modi: con elevate economie di scala o con l’applicazione di mark-up generosi ai prezzi di vendita. BMW non è in grado di percorrere la prima strada, considerata la sua produzione di circa 2 milioni di veicoli, ma grazie alla forza del suo brand e alla capacità di innovare nel settore riesce ad applicare premium price molto alti e a garantirsi margini di profitto superiori alla media.
“Il carattere aspirazionale dei suoi marchi BMW, Mini e Rolls-Royce, unito alle forti potenzialità di crescita che derivano dal suo posizionamento sui mercati in via di sviluppo, la cui ricchezza è vista in costante aumento, sono i due elementi che ci fanno essere fiduciosi sulla capacità del gruppo di continuare a macinare elevati rendimenti del capitale anche nei prossimi anni”, dice Richard Hilgert, analista azionario di Morningstar. “Nei prossimi 3 anni ci aspettiamo una crescita media del fatturato attorno al 3%, sostenuta dal lancio dei nuovi modelli, e una flessione dei margini di profitto in seguito all’introduzione dei segmenti elettrico e ibrido all’interno del suo portafoglio prodotti. A nostro avviso, però, il mercato continua a essere troppo preoccupato per le possibili sanzioni della Commissione europea in seguito alle irregolarità sui motori diesel e sconta il titolo di circa il 50% rispetto al fair value di 118 euro” (report aggiornato al 7 maggio 2019).
Volkswagen più forte degli scandali
Volkswagen ha un ampio portafoglio marchi, alcuni dei quali del segmento premium come Bentley, Lamborghini, Porche, ma il loro basso peso sul volume di produzione totale non garantisce al gruppo tedesco di realizzare una redditività del capitale superiore alla media. “Il dieselgate ha inferto un duro colpo d’immagine all’azienda, ma Volkswagen ha dimostrato di essere in grado di far fronte alle ripercussioni finanziarie e di immagine e al tempo stesso di lanciare nuove modelli che gli hanno consentito di tornare a raggiungere la cifra di 10 milioni di autovetture vendute nel 2018”, dice Hilgert.
“Il gruppo presenta un alto grado di diversificazione a livello geografico e in termini di modelli offerti che lo aiutano a limitare la dipendenza dal mercato domestico e da un singolo segmento di prodotto. Il management ha annunciato l’adozione di misure volte ad aumentare i margini di profitto, ma le nostre previsioni indicano nei prossimi 3 anni un lieve miglioramento dell’Ebit al quale seguirà una contrazione di oltre 200 punti base. Nonostante lo scetticismo nei confronti dei target annunciati dall’azienda, la nostra stima del fair value di 235 euro è di circa il 40% superiore alle attuale quotazioni di mercato” (report aggiornato al 14 maggio 2019).
Il mercato snobba FCA
Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles è il settimo produttore di auto al mondo grazie ai 5 milioni di autovetture vendute ogni anno nel mondo. Il suo portafoglio comprende marchi dedicati al mercato di massa come Fiat, Alfa Romeo, Dodge e Chrysler e altri destinati a una fascia più alta di consumatori come Jeep, RAM e Maserati.
“Il gruppo italo-americano cerca di tenere il passo della concorrenza adottando misure che migliorino l’efficienza operativa, contribuiscano a razionalizzare i costi e permettano di espandere la presenza sui mercati globali. E la recente proposta di fusione con Renault cercava di andare proprio in questa direzione”, dice Hilgert. “I dati delle ultime trimestrali hanno deluso le attese del consensus, ma a nostro avviso il mercato continua a essere troppo scettico sulle prospettive future del gruppo automobilistico. In base alle nostre previsioni le vendite dell’azienda toccheranno il picco di 130 miliardi per poi scendere leggermente nei due anni successivi, diversamente dalle stime del management che ipotizza di raggiungere quota 157 miliardi nel 2022. Nel nostro modello abbiamo inserito delle previsioni sulle vendite nei prossimi anni più caute rispetto ai target fissati dal management, ma l’ottimo posizionamento di FCA in Brasile e l’espansione globale dei marchi Jeep, Alfa Romeo e Maserati ci lasciano fiduciosi sulla crescita futura del gruppo”. Il titolo è scambiato attualmente attorno ai 12 euro, a un tasso del 60% rispetto al fair value di 28 euro (report aggiornato al 5 giugno 2019).