Le quotazioni del petrolio hanno mostrato ultimamente notevole forza a causa delle tensioni internazionali, ma se andiamo a osservare l’evoluzione di domanda e offerta possiamo già scorgere alcuni elementi che potrebbero indurre debolezza nella seconda parte dell’anno.
LA PRODUZIONE OPEC
L’OPEC allargato, con la partecipazione della Russia, continua con il contingentamento di produzione di 1,8 milioni di barili al giorno, ciò ha consentito di riportare il mercato in deficit da marzo a dicembre del 2017, contribuendo a un moderato abbassamento delle scorte.
Va detto che il deficit di mercato, più che da un rallentamento della produzione, è stato generato da un aumento della domanda che cresce di circa 1,5-1,8 milioni di barili al giorno su base annua; ciò ha consentito ai prezzi di portarsi dai 45-50 dollari al barile sino a superare i 65 dollari.
Molto probabilmente l’OPEC continuerà con lo stesso ritmo anche nel secondo semestre di quest’anno, confidando nella continua crescita della domanda, che potrebbe superare i 100 milioni di barili al giorno nel IV trimestre.
LA PRODUZIONE STATUNITENSE
Continuano ad aumentare gli impianti di estrazione di shale oil negli Stati Uniti, che attraverso continui miglioramenti tecnologici sono giunti a 820 pozzi in funzione equipaggiati con trivelle multiple orizzontali.
Gli attuali prezzi del petrolio rendono i flussi di cassa delle società sostenibili per autofinanziarsi e quindi procedere nella trivellazione di nuovi pozzi.
Ed è così che la produzione ha ormai superato i 10,5 milioni di barili al giorno, con un aumento su base annua del 14 percento per circa 1,3 milioni di barili al giorno.
DOMANDA E OFFERTA
Se a questo punto osserviamo un grafico dell’andamento di domanda e offerta, possiamo notare che dopo tre trimestri in deficit nel 2017, il primo trimestre del 2018 presenta un moderato surplus per 0,6 milioni di barili al giorno.
La ragione è evidente: l’offerta sta crescendo più della domanda e quindi il mercato inizia a presentare delle fragilità, che ancora non sono scontate dai prezzi.
Sarà sufficiente un lieve rallentamento dell’economia, una minore conformità dei membri OPEC o un ulteriore aumento del ritmo di produzione statunitense per riportare in crescita il livello delle scorte.
EVOLUZIONE DELLE QUOTAZIONI
Attualmente le quotazioni del petrolio WTI si stanno mantenendo nella fascia alta della zona di oscillazione di 62-69 dollari al barile, non si può escludere anche qualche breve spinta oltre i 70 dollari, nel caso di tensioni geopolitiche; tuttavia i dati fondamentali ci portano a considerare che nella seconda metà dell’anno inizierà a farsi sentire una certa debolezza che riporterà le quotazioni verso la zona dei 60 dollari.
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A cura di Maurizio Mazziero, Mazziero Research