La situazione in Turchia mette in allarme i gestori di fondi. Soprattutto quelli che guidano portafogli dedicati all’area emergente dell’Europa e che, secondo i dati Morningstar, hanno quasi tutti una buona esposizione al paese.
Gli ultimi bollettini arrivati dall’area parlano di un annuncio della banca centrale turca intenzionata a prendere “tutte le misure necessarie” per garantire la stabilità finanziaria del paese. In particolare, l’istituto ha annunciato che fornirà “tutta la liquidità” di cui avranno bisogno le banche che operano in Turchia. L’iniziativa è funzionale al tentativo si arginare il crollo della lira turca che, a causa delle tensioni finanziarie degli ultimi, è in caduta libera e continua a perdere terreno nei confronti del dollaro e dell’euro. Da inizio anno la Borsa turca ha perso il 21%
I fondi esposti alla Turchia
Per quanto riguarda i fondi di investimento, 24 delle 28 strategie disponibili alla clientela retail e raccolte nella categoria Morningstar Azionari Europa emergente hanno un’esposizione superiore al 5% alla Turchia. Quelli che hanno un analyst rating sono due.
JPM Emerging Europe Equity D (acc) EUR (Bronze) ha un’esposizione del 14,6% al paese e, da inizio anno (fino al 10 agosto e in euro), ha perso l’11,8%. “Il manager investe in società di qualità con forte crescita che abbiano prezzi interessanti”, spiega Lena Tsymbaluk, fund analyst di Morningstar in un report del 9 gennaio 2018. “Gli analisti valutano le potenzialità di rendimento di un titolo da quattro punti di vista: previsione di crescita degli utili, dividendi, cambi di prezzo e valuta. A quel punto il team di gestione analizza le prospettive di crescita della società e del segmento in cui opera, insieme alle qualità del management, la struttura del capitale e il vantaggio competitivo. La selezione dei titoli spiega il successo del fondo, soprattutto con i titoli mid cap dove il gestore trova numerose opportunità”.
BGF Emerging Europe C2 (Bronze) ha un esposizione del 6,3% alla Turchia e, da inizio anno, ha perso il 9,6%. “Il processo abbina ricerca top-down e bottom-up”, spiega Lena Tsymbaluk, fund analyst di Morningstar in un report del 27 settembre 2017. “Con l’input degli economisti il gestore decide l’allocazione geografica in riunioni settimanali nelle quali si valuta il peso relativo di ciascun paese in base ai suoi fattori macro. La valutazione macro prevale quando l’outlook è negativo. Tale processo si compone di tre parti: un’analisi politica, una macroeconomica e la valutazione del mercato di un paese. Stabilito il peso dei vari paesi, il team individua le stock con opportunità di crescita prestando attenzione alla crescita dei cash flow, che ritiene siano il vero driver delle quotazioni azionarie. Si cercano di individuare società in grado di tradurre la crescita dei ricavi top-line in flussi di cassa, investendo in quelle il cui valore è sottovalutato dal mercato. Gli analisti sviluppano modelli finanziari concentrandosi sui dati finanziari della società, e in particolare i flussi di cassa, piuttosto che affidarsi alla ricerca esterna. Sono preferite le società che finanziano la propria crescita senza appesantire di debiti i bilanci. La valutazione dei titoli deve essere interessante in base ai multipli come P/B, P/E e ROE. Il team cerca di evitare l’allineamento con il consenso di mercato, adottando un approccio leggermente contrarian”.
I FONDI EUROPA EMERGENTE CHE HANNO PIU’ DEL 5% ESPOSTO ALLA TURCHIA
Dati in euro aggiornati al 10 agosto 2018
Fonte: Morningstar Direct