La ripartenza del’oro degli ultimi mesi è stata salutata con favore da non pochi investitori. L’oro è reduce dalla sollecitazione della media mobile di lunghissimo periodo: quella a dodici anni (48 trimestri). Si noti come le quotazioni del metallo prezioso si siano appoggiate su questo argine. Grosso modo al pari di quanto occorso nel 1985 e nel 1990, certo, in circostanze differenti.
All’epoca non vi fu alcuna pronta ripartenza. Al contrario il prezzo dell’oro alla fine abbatté il supporto, scendendo nel 1999 a nuovi minimi. Un tentativo di ripartenza fu prontamente contenuto; fino a quando, nel 2002, il metallo giallo finalmente forzò la resistenza, salendo pressoché ininterrottamente fino al massimo di inizio decennio corrente.
Naturalmente c’è legittimo disappunto per il ritardo accumulato rispetto al massimo di otto anni fa. Ma si tratta di una distorsione provocata dalla rivalutazione conseguita dalla divisa di riferimento.
In euro, ad esempio, siamo ai massimi degli ultimi sei anni e mezzo; ad un 10% scarso dal massimo del 2012; vale a dire, di un nuovo massimo storico.
E non è finita. Per citare quanto riportato di recente nel nostro Outlook per il secondo semestre: «Se ci soffermassimo sulla quotazione dell’oro nelle valute delle prime dieci economie al mondo, ci accorgeremmo di un dato sensazionale: la rottura verso l’alto, in termini appunto di ampiezza di mercato, si è già consumata. Stiamo parlando della Advance-Decline Line, che fu precoce nel segnalare i precedenti bull market, e che anche questa volta assume il ruolo di avanguardia».
Osservando la quotazione dell’oro in yen, non scatta anche in voi una irrefrenabile voglia di comprare?