Il petrolio si infiamma

Petrolio

La scorsa settimana si è svolto a Vienna il 174° incontro dei 14 Paesi del cartello del petrolio,  durante il quale è stata concordata la decisione di aumentare la produzione petrolifera globale di circa un milione di barili, sebbene non tutti i Paesi saranno in grado di incrementare le estrazioni. Gli incrementi dovrebbero scattare dal prossimo luglio e sono il frutto di un sofferto compromesso agli incontri precedenti tra Paesi favorevoli a un incremento della produzione alla luce dell’aumento dei prezzi (Arabia Saudita e Russia in primis) e Paesi contrari (Iran e Venezuela soprattutto, messi in difficoltà dall’embargo Usa sul loro greggio). Dopo due anni di tagli alla produzione, che hanno fatto risalire il prezzo intorno ai 70 dollari/barile,  a Vienna si è stabilito che potremo tornare a consumare più petrolio.  Il rafforzamento dell’economia mondiale e l’aumento dei prezzi del greggio potrebbero però determinare nuovi equilibri geopolitici.

A dispetto dell’aumento di produzione varato dall’Opec per supportare la domanda, i prezzi del petrolio continuano però a salire: questa settimana Platt ha evidenziato il nuovo calo delle scorte Usa di greggio stimato dall’API in ben 9,23 milioni di barili (a -2,3 mln le attese); il dato è stato poi confermato dall’Eia (scorte di petrolio settimanali a -9,891 mln di barili da -5,914 mln precedenti, attesi -2,572 mln), si tratta del calo maggiore da due anni a questa parte. Tuttavia gli Stati Uniti avrebbero chiesto a Giappone ed Europa di tagliare le proprie importazioni di petrolio iraniano in vista del prossimo 4 novembre, quando le sanzioni Usa contro chi aiuta Teheran entreranno in vigore. Da segnalare anche un guasto in un importante impianto canadese. Fattori, questi ultimi, che contribuiscono a sostenere le quotazioni.

Grafico Petrolio Wti

Il rimbalzo disegnato dal petrolio Wti nelle ultime giornate da 64 dollari  si è spinto oltre i primi ostacoli di breve termine a 67,20 circa, generando cosi un segnale di forza che ha riportato le quotazioni sopra i 70 dollari/barile, sui massimi da fine 2014. Oltre i massimi di maggio a 72,30 dollari il movimento potrebbe poi proseguire verso target in area 75/76, lato superiore del canale crescente disegnato dai minimi del 2016, con concrete possibilità di raggiungere in area 85 dollari il target del testa e spalle rialzista disegnato negli ultimi tre anni. Lo scenario positivo di fondo perderebbe invece forza nel caso di perentorio ritorno sotto area 64, circostanza che condurrebbe al test dei supporti statici determinati a 60 circa invierebbero un segnale di debolezza da non sottovalutare. Sotto questi livelli il quadro grafico volgerebbe al negativo preludendo a un affondo verso  area 55, base del canale citato e riferimento critico per scongiurare un avvitamento al ribasso.

Anche Mario Cesolini, analista di TradingEVO, ha una view di medio termine positiva sul crude oil che al momento continua ad essere il più interessante tra gli asset “globali”. Tale situazione, iniziata lo scorso novembre, è evidente dalla rappresentazione grafica della forze e della qualità dei trend.

Grafico GlobalCycles per gentile concessione di www.TradingEvo.com

Il trading system su USO (Etf su crude oil) evidenzia la tendenza rialzista di lungo termine. Tecnicamente il trend appare ancora sano ed in grado di proseguire al rialzo. I primi segnali di incertezza arriveranno quando a nuovi massimi dei prezzi non corrisponderanno nuovi massimi degli indicatori (divergenza ribassista di fine trend).


Grafico Etf USO

A cura di Claudia Cervi, analista finanziario www.Ftaonline.com