Premesso che sette mesi sono un orizzonte temporale troppo breve per un investitore e che Morningstar consiglia di valutare gli strumenti finanziari su un intero ciclo di mercato, quindi di anni e non di settimane, abbiamo comunque voluto vedere con gli occhi di un risparmiatore cosa è successo al suo portafoglio in una fase che si sta rivelando molto volatile.
L’esercizio è utile per due motivi: comprendere i rischi di una eccessiva concentrazione su un unico mercato e avere consapevolezza dei tempi di recupero delle perdite. Non è invece un invito a liquidare le proprie posizioni, né una proiezione di quello che potrebbe accadere in futuro; né un giudizio sulla recente manovra di bilancio. Nel leggerre l’analisi è importante tenere in considerazione il fatto che le dinamiche del mercato milanese non sono determinate esclusivamente da fattori interni, ma anche dall’andamento delle Borse mondiali, incluse quelle europee, e da fattori politici ed economici internazionali.
Il paniere italiano
Partiamo da Piazza Affari. Se un investitore, il 5 marzo 2018, all’indomani delle elezioni, avesse allocato 10 mila euro sul paniere delle azioni italiane (indice Morningstar Italy), oggi si troverebbe con una perdita di circa il 10%. Se lo avesse fatto dal 23 maggio, quando è stato dato l’incarico a Giuseppe Conte di formare il nuovo governo giallo-verde, avrebbe lasciato sul terreno quasi il 16% (oggi si ritroverebbe con 8.433 euro, tutti i dati sono al 12 ottobre 2018). I fondi specializzati su Piazza Affari hanno avuto un andamento analogo.
La difficile risalita
Considerato che uscire in perdita non è generalmente la migliore strategia, il nostro investitore potrebbe domandarsi quanto impiegherà per recuperare. La matematica ci insegna che non basta un valore di segno opposto, ma serve una percentuale maggiore. Un -10 si recupera con un +11,1%; un -16 con un +19%. La dinamica di Piazza Affari ci ricorda i rischi che corriamo nel concentrare troppo il nostro portafoglio. Se avessimo messo la stessa somma su un paniere europeo (indice Morningstar Europe), ci troveremmo, nel periodo considerato, con 9.970 euro e un ribasso di appena lo 0,35%. Il benchmark del Vecchio continente, infatti, è esposto al Belpaese solo per il 3,3%.
Nei portafogli dei fondi specializzati sulla Borsa italiana, il principale detrattore di performance è stato il settore finanziario, il più rappresentato all’interno dell’indice, ma anche i beni di consumo ciclici e le telecomunicazioni.
Blue chip e Pir
Se il nostro investitore avesse investito i suoi 10 mila euro in un Etf che replica l’indice principale, il Ftse Mib, si troverebbe ora con una perdita intorno al 10%; se avesse scelto un fondo passivo quotato con focus sulle small e mid cap (Ftse Italia Mid cap) avrebbe contenuto il ribasso intorno al 6-7%. Quest’ultimo universo è anche quello dei Pir (Piani individuali di risparmio). Per esemplificare nella figura qui sotto abbiamo preso a riferimento i due più grandi Exchange traded fund nei rispettivi segmenti.
Il fardello del debito pubblico italiano
Se il nostro investitore avesse scelto un fondo con titoli di stato in euro, anziché un azionario, avrebbe sicuramente sofferto di meno, dal momento che la maggior parte diversifica su emissioni di altri paesi del Vecchio continente. Secondo le statistiche Morningstar, l’Italia pesa per il 26% in media nella categoria dei Governativi in euro. I rendimenti, dal 4 marzo al 12 ottobre, sono stati mediamente negativi per il 2,1%, ma i comparti senza BTp in portafoglio hanno registrato andamenti leggermente positivi; mentre quelli con più debito del Belpaese hanno avuto perdite fino al 7%. (Per un’analisi approfondita dell’esposizione dei fondi passivi al debito italiano, clicca qui).
Nella figura qui sotto abbiamo confrontato i tre Etf specializzati sui titoli di Stato italiani con l’indice rappresentativo del mercato del debito governativo dell’area euro. Il grafico illustra chiaramente gli effetti della concentrazione degli investimenti sul Belpaese e nello stesso tempo della volatilità che ha caratterizzato il mercato domestico dopo le ultime elezioni e di conseguenza ha penalizzato i portafogli dei risparmiatori.