A metà tra un metallo prezioso e uno industriale, il palladio è balzato dal minimo da un anno e mezzo di 837 dollari per oncia agli attuali 1.350 dollari mettendo a segno un rialzo di oltre il 60% in poco più di quattro mesi. Una performance sicuramente degna di nota all’interno di un’asset class come quelle delle materie prime, decisamente avara di rialzi tanto decisi negli ultimi mesi.
La ragione principale di questo rialzo? È imputabile all’entrata in vigore nelle nuove normative “Wltp” (acronimo di Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure) per l’omologazione dei nuovi motori a sempre più ridotto impatto ambientale in Europa. E, più in generale, con il drastico calo della domanda di motorizzazioni diesel (ormai da molte amministrazioni di importanti città messe al bando) a favore di quelle a benzina. Il palladio, a livello industriale, viene infatti utilizzato soprattutto per la fabbricazione di catalizzatori per motori a benzina.
I numeri parlano chiaro: secondo il World Platinum Investment Council’s, quest’anno a livello mondiale si stima un aumento della domanda di palladio del 2,4% mentre l’offerta, sempre a livello globale è attesa che possa crescere dell’1,6%, facendo così ridurre il surplus di offerta del 10% rispetto al 2018 a un totale di 455mila once.
Anche dal punto di vista degli investimenti il metallo sembra attirare sempre più estimatori: la domanda di lingotti, sempre secondo i calcoli del World Platinum Investment Council’s, è aumentata del 45% lo scorso anno per un totale di 205mila di once. E a registrare un deciso incremento (tuttavia non quantificato) è stata anche la domanda di Etf strutturati su questa commodity.
Qualcuno, a questo punto, potrebbe obiettare che ben presto la domanda verrà “saziata” da una netta crescita dell’offerta. Non proprio: “Nuovi importanti giacimenti potranno essere sviluppati solo nel tempo, non a breve termine – avverte Paul Wilson, ceo del World Platinum Investment Council’s – fino ad allora sul lato dell’offerta non assisteremo a incrementi significativi”.
Certo, si profila però un problema: se le quotazioni continueranno a salire a questo ritmo, l’industria dell’automotive potrebbe essere costretta a individuare dei sostituti “più a buon mercato”. Con la conseguenza che l’attuale rally, a lungo andare, potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio.
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